Sfida governo-sindacati: chi alza davvero i salari? Fornero cita Popper

Pubblicato il 20 Dicembre 2011 - 17:05 OLTRE 6 MESI FA

Elsa Fornero (Lapresse)

ROMA – Dopo le pensioni e i licenziamenti, è il momento degli stipendi come argomento di discussione fra il governo Monti, col ministro del Welfare Elsa Fornero in prima fila, e i sindacati, Susanna Camusso della Cgil e Raffaele Bonanni in testa.

Per una volta sembrerebbero d’accordo su un punto: i salari vanno aumentati. È sul “come” aumentarli che le idee non coincidono. Fornero ritiene che il presupposto sia cambiare lo Statuto dei lavoratori: ”Bisognerebbe riuscire ad aumentare i salari perché sono bassi e non è cosa che ci sfugge. Conosciamo il divario nella distribuzione dei redditi che è cresciuto negli ultimi 15/20 anni. La mia sensibilità è totale, dopodiché le cose bisogna cambiarle”.

Le cose bisogna cambiarle? I sindacati e parte della sinistra non la pensano affatto così, a iniziare dal segretario della Cisl Raffaele Bonanni: “Se si tocca l’articolo 18 si mette a rischio la coesione sociale e una società sbrindellata come quella italiana va in pezzi. Io sfido la Fornero a discutere come alzare il salario ai flessibili e di come il governo debba incentivare fiscalmente e con altri strumenti questa possibilità, questo significa andare incontro ai giovani”.

La Cgil si fa sentire tramite Facebook: “Che bisogno c’era per il governo Monti e per il suo ministro del lavoro di recuperare il peggio dell’ideologia del governo precedente? Le riforme per il paese non si possono fare con i voti di fiducia del parlamento”. Alla Cgil si aggiunge il leader di Sel, Nichi Vendola, che promette “una reazione democratica, civile e durissima” se venisse cambiato l’articolo 18.

Il clima è caldo e non c’è bassa pressione e perturbazione atlantica che tenga. Fornero, piemontese e soprattutto tecnica prestata alla politica, al clima caldo non è abituata e nel pomeriggio ha mostrato tutto il suo fastidio davanti ai giornalisti. Ha cercato di svicolare da una selva di microfoni e fotocamere invocando una “tregua fotografica” e citando il filosofo Karl Popper “sono cieco, stupido e sordo. Quindi andate via”.

Poi, invece di “lasciare”, ha “raddoppiato”: “Per voi giornalisti la riforma previdenziale è già archiviata, volete sapere cosa faccio ora, con chi voglio litigare, ma non funziona così. Questa riforma va spiegata: i tagli impongono sacrifici, ma ci sono elementi di equità. Alcuni hanno ridicolizzato l’equità ma se avessi 30 minuti potrei difenderne con ardore l’equità”.

Fornero ne ha per tutti, anche per l’Inpgi, la cassa di previdenza dei giornalisti: “Tutto cambia. La vostra professione si è avvalsa di tanti privilegi per la vicinanza – che avete, più di altri lavoratori – con il potere politico. Anche voi state sperimentando la durezza del mondo che non fa sconti a nessuno: se non li fa ai lavoratori Fiat non si vede perchè li dovrebbe fare a voi. Nessuno si può sottrarre. Ho polemizzato spesso in passato con la vostra cassa previdenziale, anni fa ho chiesto di avere i dati ma mi sono stati negati dicendo che è materia delicata. Ma se voi siete quelli della trasparenza dovete essere trasparenti anche voi. La vostra cassa ha problemi di sostenibilità come quasi tutte quelle professionali. Dobbiamo garantire che vengano amministrate bene non solo per i pensionati o quelli vicini alla pensione ma per i giovani”.