“Diploma taroccato e lauree false”: Stella sul tesoriere Lega Belsito

Pubblicato il 26 Febbraio 2012 - 16:44| Aggiornato il 28 Febbraio 2012 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Un diploma taroccato a Napoli, delle lauree fantasma, un giro di assegni strani e investimenti in Tanzania: sono le “cose” che, secondo quanto scrive Gian Antonio Stella sul Corriere della Sera, sono emerse intorno al leghista Francesco Belsito, tesoriere della Lega Nord.

La questione dei tesorieri e dei rimborsi elettorali sono tornati alla ribalta delle cronache dopo il caso di Luigi Lusi, tesoriere della Margherita

Questi soldi, scrive Stella, “dovrebbero essere spesi in modo limpido ma spesso (solo il Pd fa fare una certificazione esterna) non lo sono. Tanto che Bersani e Casini, nel pieno delle polemiche sui soldi ‘evaporati’ della Margherita, si impegnarono a presentare subito una legge per obbligare i partiti a rendere trasparenti bilanci e patrimoni. Di più, basta soldi ai partiti già morti: quelli già destinati devono tornare allo Stato. Cioè ai cittadini. Gli unici ‘proprietari’, appunto, di quei denari”.

Stella ricorda i casi celebri di tesorieri coinvolti in casi di soldi “spariti”, da Severino Citaristi “che finì per la Dc in 74 filoni d’inchiesta senza che alcuno osasse immaginare che si fosse messo in tasca un soldo” fino a Luigi Lusi, “che sui denari della Margherita ha detto: ‘Mi servivano, li ho presi'”.

Già un tesoriere della Lega Nord venne coinvolto in affari che finirono sulle pagine dei giornali. Si tratta di Maurizio Balocchi, che scrive Stella, “fu tra i protagonisti dell’affaire Credieuronord’, la “banca della Lega’ salvata dalla catastrofe grazie a Gianpiero Fiorani dopo avere sperperato il capitale in pochi prestiti senza preventiva individuazione di fonti e tempi di rimborso (parole di Bankitalia) come quello alla società (fallita) Bingo.net che aveva tra i soci Enrico Cavaliere (già presidente leghista del consiglio del Veneto) e appunto il tesoriere Balocchi, sottosegretario e addirittura membro (da non credersi…) del cda della banca”.

Stella cita l’inchiesta di Matteo Indice e Giovanni Mari pubblicata dal Secolo XIX di Genova, città di Belsito, in cui si racconta di “assegni spariti o falsificati. Fallimenti a catena e amicizie pericolose. Un ‘tesoro’ ottenuto da un (ex) amico ammanicato alla peggiore Prima Repubblica, che oggi lo accusa di averlo ridotto sul lastrico. E una serie di acrobazie finanziarie sul filo di due inchieste archiviate per un pelo che ne raccontano un passato finora ignoto, in cui parrebbe aver messo da parte non si sa come almeno due miliardi delle vecchie lire”.

Stella ripercorre la carriera di Belsito, “sbocciata nella promozione ad amministratore dei rimborsi elettorali del Carroccio (oltre 22 milioni di euro nel solo 2010), nella sbalorditiva collocazione nel cda di Fincantieri e nell’ascesa a sottosegretario di Calderoli nell’ultimo governo Berlusconi. Il tutto partendo dal ruolo di autista dell’ex ministro Alfredo Biondi”.

Tra le accuse del Secolo XIX ci sono una “condanna per guida senza patente. Il coinvolgimento in vecchie inchieste dalle quali uscì peraltro senza danni. Il fallimento della Cost Service, impresa dall’oscura mission, a sua volta intermediaria di un altro gruppo fallito di cui sempre Belsito faceva parte: la Cost Liguria, specializzata (si fa per dire) in operazioni immobiliari”.

Per quanto riguarda, poi, i titoli di studio, scrive Stella, “sostiene Belsito di avere una laurea in Scienze della comunicazione presa a Malta e una in Scienze politiche guadagnata a Londra. L’unica cosa certa, scrive il Secolo XIX , è che l’Università di Genova non solo gli annullò ogni percorso accademico ma, sentendo puzza di bruciato, smistò il diploma alla magistratura. Risultato? Stando al fascicolo, il ‘titolo’ di ‘perito’ preso nel ’93 all’Istituto privato napoletano Pianma Fejevi, a Frattamaggiore, sarebbe taroccato. Rapporto della Finanza: ‘Il nome di Belsito non risulta nell’elenco esaminandi. La firma del preside non corrisponde’. E se vogliamo possiamo aggiungere un dettaglio: la scuola non esiste più dopo esser stata travolta da un’inchiesta con 160 imputati su una montagna di diplomi venduti”.