Storace: “Chi mi vuole mandare a processo? Il giudice del Laziogate”

Pubblicato il 13 Febbraio 2012 - 15:17 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Agenzie di stampa e giornali hanno dato la notizia che il leader de La Destra, Francesco Storace, sarebbe a rischio di rinvio a giudizio per un finanziamento elettorale relativo alle Regionali del 2005. Questa la replica di Storace.

“Leggo che un pubblico ministero ha chiesto il mio rinvio a giudizio per un finanziamento elettorale nella campagna per le regionali del 2005. Non mi sono neppure arrabbiato, quando ho letto il nome del giudice che ha ordinato al pm di indagarmi (perché il pm aveva chiesto per ben due volte la mia archiviazione…). La giudice e’ la dottoressa Bonaventura, quella del Laziogate, quasi che io abbia un giudice naturale, lei…

In pratica, il gruppo Angelucci, che alle regionali del Lazio del 2005 contribuì con bonifici bancari – quindi non in nero, non di nascosto – con propri contributi a vari soggetti politici, secondo l’accusa non me li diede per le elezioni ma per ottenere mesi dopo, da ministro, fondi per la ricerca da me. Prevedeva in pratica che avrei perso le regionali e sarei diventato ministro della salute. Di lì avrei convinto Tremonti a sganciare quattrini per la lotta al cancro e quindi ne sarebbero stati beneficiati.

E che devo dire di fronte a una costruzione del genere? Poi, accortisi che la profezia non stava in piedi, gli inquirenti hanno “deciso” che il “favore” agli Angelucci era il riconoscimento di un Ircss da presidente di Regione. Peccato però che l’Irccs, all’epoca, era competenza del ministero della Salute, dove io non c’ero ancora. Noi davamo solo un parere non vincolante.

Sarebbe bastato chiedermelo in un interrogatorio. Ma in quasi otto anni nessuno ha trovato cinque minuti per farmi qualche domanda.

In compenso, il pubblico ministero Pisani ha chiesto per ben due volte la mia archiviazione. Ma la dolcissima dottoressa Bonaventura ha deciso di no e ha ordinato al pm di chiedere il mio rinvio a giudizio. Il tempo e’ quello giusto. Magari passino anche veline più precise ai cronisti: il contributo elettorale al comitato che sosteneva la mia rielezione non fu di 400 milioni, troppa grazia, ma di quattrocento mila euro. Il decreto per la ricerca non era di 100 miliardi, ma di cento milioni….. pazienza, sopporteremo anche questa…”.