Gettone di assenza: lo praticano i consiglieri regionali in Piemonte

di Daniela Lauria
Pubblicato il 1 Ottobre 2012 - 12:17| Aggiornato il 14 Ottobre 2012 OLTRE 6 MESI FA
(Foto Lapresse)

TORINO – Fino a un anno fa bastava una firma all’ingresso per certificare la presenza. Per i consiglieri regionali del Piemonte era un gioco da ragazzi, firma e incassa 122 euro netti in più a seduta, per il solo fatto di “presenziare in aula”. Una sorta di incentivo all’impegno se non fosse che poi, presi dai “troppi” impegni tutti scappavano via e l’aula restava deserta. Allora un anno fa la soluzione, obbligatoria anche la firma in uscita, per di più firma elettronica, il che vuol dire che non è falsificabile. Ma fatta la legge trovato l’inganno, perciò 13 giorni al mese, tante le volte che il Consiglio si riunisce, i consiglieri del Piemonte erano “costretti” a correre fisicamente sul posto per accaparrarsi il gettone di presenza. Chi era abbastanza bravo da non mancare nemmeno un appuntamento intascava 1600 euro netti in più al mese. Che sommati alle altre voci di stipendio arrivano a quasi 9 mila euro mensili.

Ma più che altro era un gettone di assenza, una toccata e fuga in consiglio ma soprattutto in commissione, della serie firmetta e via, e per non essere troppo fiscali si sono inventati anche una sorta di “lodo ritardatari”: per regolamento si ha tempo fino a 15 minuti dopo la fine dei lavori per apporre la propria firma.

Ora, sotto la pioggia di scandali a livello nazionale e locale, in una Regione dove si può arrivare a chiedere 37 mila euro l’anno per rimborsi chilometrici e missioni autocertificate, chiedere di più non si può. Chiunque speri nell’abolizione dei gettoni di presenza deve scontrarsi contro il realismo del presidente del Consiglio regionale Valerio Cattaneo: “Se togliessi gli incentivi poi dovreste farmi girare con l’auto blindata”, si giustifica. Perché con lo stipendio della casta non si scherza.