ROMA – E’ finita la latitanza dorata di Giancarlo Tulliani a Dubai. Il fratello della compagna dell’ex leader di An e presidente della Camera Gianfranco Fini è stato arrestato nello Stato arabo, dove era latitante dal 20 marzo scorso.
In quella data la magistratura romana ha emesso nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito dell’inchiesta, in cui è coinvolto lo stesso Fini, su una presunta attività di riciclaggio riconducibile a Francesco Corallo, il “Re delle slot”.
Quest’ultimo è detenuto dallo scorso dicembre per un’evasione fiscale da centinaia di milioni di euro. Tulliani è stato scoperto venerdì 3 novembre perché, andato in aeroporto ad accompagnare la fidanzata diretta a Roma, si è lamentato con la polizia per la presenza di due giornalisti italiani.
Tutti e tre sono stati identificati e Tulliani è stato smascherato come latitante. I reporter – componenti di una troupe di un programma de La7 – sono stati rilasciati.
Per i magistrati a Tulliani va attribuita una “strategia criminale reiterata”, agevolata da contatti politici e dalla sua capacità di muoversi a livello internazionale che giustifica la detenzione in carcere.
“L’arresto è legato ad un mandato internazionale disposto dalla Procura di Roma – spiega l’avvocato di Tulliani, Titta Madia -. Adesso si avvierà la procedura di estradizione al termine della quale le autorità di Dubai potranno concedere o meno il trasferimento in Italia”. Domenica 5 novembre è prevista l‘udienza di convalida. Come documentato lo scorso aprile da un reportage del settimanale ‘Chi’, Tulliani a Dubai viveva un esilio di lusso. Al suo arrivo a dicembre ha alloggiato per un mese in un condominio a cinque stelle nel quartiere residenziale Al Barsha.
Alla reception aveva detto di chiamarsi Carlo e ogni mattina, quando usciva, gli chiedevano di registrarsi e Tulliani rispondeva di aver lasciato i documenti in camera e che si sarebbe registrato l’indomani. Dopo un mese ha lasciato il condominio senza essersi mai registrato e si è trasferito nel lussuosissimo Burj Khalifa, il grattacielo più alto del mondo.
L’inchiesta è quella che vede coinvolto anche Fini, d’intesa con Giancarlo e Elisabetta Tulliani, titolari di società offshore, sulla messa a disposizione di conti correnti per ricevere ingenti somme di denaro collegate a Corallo in un meccanismo di operazioni finanziarie tra Italia, Olanda, Antille Olandesi, Principato di Monaco e Santa Lucia.
E proprio il rapporto tra Fini e Corallo, secondo l’ipotesi di lavoro della procura, sarebbe alla base del patrimonio dei Tulliani, suocero, cognato e compagna di Fini, di cinque milioni di euro sequestrato il 14 febbraio scorso. La vicenda giudiziaria ha avuto un’accelerazione il 19 ottobre scorso, con la notifica dell’avviso di chiusura delle indagini. L’atto fa avvicinare, a meno che non emergano nuovi elementi a discolpa, la richiesta di rinvio a giudizio della procura di Roma non solo per Tulliani, ma anche per Corallo, per Fini e la sua compagna Elisabetta, per il padre di lei Sergio ed altri cinque indagati tra i quali il parlamentare di Forza Italia Amedeo Laboccetta.
Da parte sua l’ex presidente della Camera ha respinto le accuse, giudicandole “infondate”. Gli accertamenti hanno riguardato anche la compravendita della casa a Montecarlo lasciata in eredità dalla contessa Annamaria Colleoni ad Alleanza Nazionale. L’immobile sarebbe stato acquistato da Giancarlo Tulliani grazie ai soldi di Corallo attraverso due società (Printemps e Timara) ad hoc. Nessun commento da parte dell’ex vicepremier e più volte ministro Fini alla notizia dell’arresto del cognato, ha riferito uno dei suoi legali, Francesco Caroleo Grimaldi.