No crisi, no grazia, no carcere: Napolitano gela Berlusconi

di Redazione Blitz
Pubblicato il 13 Agosto 2013 - 20:03 OLTRE 6 MESI FA
Giorgio Napolitano

Giorgio Napolitano (foto Ansa)

ROMA – Eccolo il segnale di Giorgio Napolitano a Berlusconi. Un segnale che però gela chi sperava nell’aiuto del Colle per superare l’impasse della sentenza Mediaset. In sostanza Napoltano dice che la crisi va evitata, sarebbe un disastro. Dice anche che la grazia non gli è stata chiesta e in caso si atterrebbe alle disposizioni di legge. Soprattutto dice che Berlusconi in carcere non andrà, quindi non gli resta che accettare le pene alternative. E in qualche modo suggerisce: se accetterà quello che la sentenza ha disposto per lui in qualche modo l’agibilità politica agognata se la ricostruirà da sé, e a quel punto, una volta scontata la pena di un anno, potrà tornare attivamente in politica.

Una lunga nota, annunciata, meditata e limata, per sollevare il Colle da una situazione irrituale e per certi versi imbarazzante: “Il governo prosegua, la crisi sarebbe fatale, no all’instabilità”. Il male maggiore, per il Paese, sarebbe una crisi di governo, ovvero quello che più o meno velatamente alcuni del Pdl dicono possa accadere se Berlusconi venisse abbandonato alla sua sentenza.

“Di una sentenza definitiva non si può che prendere atto e applicarla, al riguardo nessuna domanda mi è stata indirizzata”. La grazia non è stata richiesta, dice Napolitano in sostanza. E nel caso si atterrebbe alla legge: ovvero il condannato dovrebbe almeno in parte scontare la sua pena.

Poi, la frase che gela Berlusconi: “Di qualunque sentenza definitiva e del conseguente obbligo di applicarla non può che prendersi atto. Ciò vale dunque nel caso oggi al centro dell’attenzione pubblica come in ogni altro”. Il Capo dello Stato non ha potere, dice, né politico né legale per modificare gli effetti di una sostanza. Un solo spiraglio legale il Capo dello Stato lascia a Berlusconi: “A proposito della sentenza passata in giudicato va innanzitutto ribadito che la normativa vigente esclude che Silvio Berlusconi debba espiare in carcere la pena detentiva. E sancisce precise alternative, che possono essere modulate tenendo conto delle esigenze del caso concreto”. Lo spiraglio legale consiste nella quasi promessa che il regime dei domiciliari o l’affidamento in prova dei servizi sociali saranno tali da consentire a Berlusconi di fare politica. E forse, ma questo Napolitano non lo dice, di tornare allo scadere della pena eleggibile in Parlamento.

Elezioni anticipate che Napolitano considera una iattura insieme alle “ipotesi arbitrarie e impraticabili di scioglimento delle Camere”. Infatti Napolitano giudica “fatele” una crisi di governo dopo soli 100 giorni. Conclusione della nota: “Toccherà a Berlusconi e al suo partito decidere circa l’ulteriore svolgimento della funzione di guida finora a lui attribuita, preminente per tutti dovrà essere la considerazione della prospettiva cui l’Italia ha bisogno”. Traduzione sommaria: decida Berlusconi se aprire la crisi fatale o se restare leader del Pdl sia pur da cittadino condannato.