Giornalisti in rivolta contro la Rai, Annunziata non va in onda per solidarietà

Pubblicato il 1 Marzo 2010 - 21:38 OLTRE 6 MESI FA

Lucia Annunziata

La protesta di piazza e un videocomunicato nei Tg in alternativa allo sciopero che subito non si può fare. Ma anche le vie legali. Conduttori dei talk show in testa, Usigrai e Fnsi annunciano subito che non lasceranno nulla di intentato per bloccare la direttiva del Cda che stoppa per la campagna elettorale i quattro approfondimenti del servizio pubblico, “Porta a Porta”, “Ballarò”, “Annozero” e “L’Ultima parola”.

La legalità verrà rispettata ma la rivolta è definitivamente scoppiata. Con Santoro, schierato in prima fila, che lancia l’idea di uno «sciopero bianco alla maniera dei braccianti di De Vittorio», e cerca ospitalità per mandare in onda “Annozero” «dovunque sia possibile». E Lucia Annunziata – che in onda ci potrebbe andare – che invece rinuncia per solidarietà, da domenica, al suo “In 1/2 ora”.

Nella sede del sindacato dei giornalisti, dove una conferenza stampa viene convocata in tutta fretta dopo la decisione presa questa mattina a maggioranza dal cda Rai, il clima è rovente. Ci sono Santoro e Floris con le loro squadre, c’è il direttore di Rai Tre Antonio Di Bella, si affaccia l’ex Paolo Ruffini. Gianluca Paragone, al telefono dal Milano, parla di «ferita terribile» e di «mancato buon senso». Ci sono conduttori degli approfondimenti (manca solo Vespa anche lui comunque schierato contro la delibera che definisce «grave, ingiusta e sorprendente» e che stasera si trova sostituito da un film) ma anche quelli di programmi apparentemente non coinvolti dalla direttiva, da Andrea Vianello di “Mi Manda Rai Tre” a Riccardo Iacona di Presadiretta.

Volti Rai ma anche quelli della concorrenza, come Gad Lerner de La7, con il quale fallisce però il collegamento telefonico, e Luca Telese, anche lui La7, convinto che il regolamento emanato dalla Commissione di Vigilanza, “illegittimo” per la Rai sia ancora più paradossale per le private dopo la scelta dell’Agcom di applicarlo senza modifiche. E da Mediaset arrivano le parole solidali del conduttore di Matrix Alessio Vinci, lette in diretta da Natale.

Quella presa stamane a Viale Mazzini, esordisce il presidente Fnsi, «è una decisione ignobile», un provvedimento, «che ritiene i giornalisti inaffidabili e i cittadini incapaci di discernere». Accanto a lui Floris sottolinea che la decisione «non ha precedenti nelle realtà occidentali» e che «il danno è per tutti: nessuna legge può portare a questo». La via da percorrere è quella del diritto, dice, «si deve trovare un modo per andare in onda». Santoro è d’accordo, la decisione del cda, ribadisce, «è un danno per la democrazia e un danno economico per l’azienda» così come «illegittimo» «e gravissimo», è il regolamento emanato dalla commissione parlamentare.

Una vicenda che il conduttore di Annozero legge come una «prova di forza del governo», un braccio di ferro simbolico con cui si vuole «riportare la tv alla legge del più forte, che è quella dei partiti». E segnala che «anche l’opposizione ha reagito debolmente, forse pensando che dare un buffetto ai conduttori è sempre utile…». Solidali e preoccupati anche Vianello e Iacona, il secondo deciso però comunque ad andare in onda con il suo “Presadiretta” («non butto il lavoro»).

Verna annuncia le tappe della rivolta: primo appuntamento domani sera a via Teulada, sotto gli studi Rai da cui doveva andare in onda “Ballarò” (ma un’altra manifestazione potrebbe farsi anche a Milano) un videocmunicato nei tg e il mandato ai legali perché trovino il modo di bloccare la direttiva. Da Youdem arriva la prima proposta per “Annozero”. E intanto anche La 7, dopo Mediaset e Sky ha annunciato il ricorso contro le nuove norme par condicio. La rivolta è in marcia.