Giustizia, Bersani “apre”: “Via il processo breve e parliamo”

Pubblicato il 24 Novembre 2009 - 18:35 OLTRE 6 MESI FA

Pierluigi Bersani

Il segretario del Partito Democratico Pierluigi Bersani apre al dialogo sulla riforma della giustizia. Almeno sulla carta, perchè i paletti messi da Bersani sembrano destinati a chiudere a priori ogni possibile ipotesi di confronto.

Per sedersi al tavolo, infatti, il segretario del Pd ha chiesto di togliere dalla riforma il disegno di legge sul processo breve, ovvero il “cuore” di tutta la riforma.

«Quello della giustizia – ha spiegato Bersani – è sicuramente un problema per i cittadini, vista la lunghezza dei processi. Noi non solo siamo disponibili a discuterne, ma abbiamo già presentato quattro proposte di legge». Ma, secondo il segretario, la priorità del Pdl è un’altra, che con le esigenze dei cittadini c’entra poco: «Ci stanno facendo vedere un altro film, e cioè come evitare i processi al premier. Ritirino queste norme che sono un pugno in un occhio – ha detto ancora  Bersani – perché con questa legge si aboliscono solo i processi ai colletti bianchi e per noi non è possibile».

«Noi siamo pronti a parlare di giustizia ma al netto dei problemi del premier – ha concluso il leader democratico- che vuol tenere la pallottola in canna del “Giudizio di Dio” sul dopo Berlusconi».

Bersani, quindi, sembra almeno in parte accogliere l’invito di Nicola Mancino «ad abbassare i toni» dello scontro e a tentare la carta del dialogo. «C’è bisogno di dialogo – aveva detto il vice presidente del Consiglio Superiore della Magistratura – qualcuno parla di confronto: perché si abbia c’è bisogno che qualcuno possa parlare e qualcuno ascolti».

Possibilista, sul dialogo, anche il ministro della Giustizia Angelino Alfano: «Ho detto che mi sarei giovato dei pareri del Csm e l’ho fatto. Ci sono norme modificate in Parlamento in base a quei pareri e non ho mai avviato un contrasto istituzionale con il Csm». Il Guardasigilli, poi, ha aggiunto che il magistrato è «autonomo, indipendente e soggetto solo alla legge. Ma va ricordato che la legge la fa il Parlamento».

L’invito di Mancino piace anche al presidente del Senato Renato Schifani: «Non entro nel merito di un provvedimento all’esame del Senato – afferma Schifani – ma il clima è teso, lo scontro accentuato. Rivolgo un appello alle parti in causa ad abbassare i toni, la conflittualità e ad assumere atteggiamenti responsabili per fare proposte costruttive». Questo perché, ha aggiunto il presidente del Senato, «toccare la giustizia significa toccare gli interessi dei cittadini».

Duro, invece, il tono di un altro esponente del Pd, il capogruppo al Senato Anna Finocchiaro che contesta la decisione del presidente del Consiglio di spiegare agli italiani l’urgenza della riforma della Giustizia: «Pensavo che Berlusconi volesse parlare agli italiani di lavoro, della crisi e dei problemi delle famiglie ed invece ancora una volta, per la diciottesima volta, siamo di fronte a un provvedimento che serve al premier». «Si tolga di mezzo – aggiunge la Finocchiaro – il processo breve e discutiamo del resto».