Giustizia, Rosy Bindi: “La riforma? Non può farla Berlusconi”

Pubblicato il 14 Marzo 2011 - 08:39 OLTRE 6 MESI FA

Rosy Bindi

ROMA – ”Io mi chiedo se una riforma costituzionale la possa fare una maggioranza numerica e non politica, con un presidente del Consiglio imputato di prostituzione minorile, concussione, corruzione di testimoni, evasione fiscale”. Così, intervistata dalla Stampa, il presidente del Pd Rosy Bindi commenta la riforma della giustizia approvata dal governo, sottolineando che il processo breve e la legge sulle intercettazioni ”non sono state ritirate e che dunque il canale parallelo delle leggi ad personam non è interrotto”.

Il Pd, aggiunge, “non si sottrarrà al dibattito parlamentare ma presenterà le sue proposte, perchè la cosiddetta disponibilità del Guardasigilli assomiglia tanto ad un prendere o lasciare”. ”La loro – prosegue – non è una riforma della giustizia, ma una riforma costituzionale sulla magistratura, che non porterà ai cittadini alcun vantaggio nel medio periodo”.

Per la Bindi ”mancano interventi sull’organizzazione, sulle risorse, sulle procedure civili e penali. Un cambiamento profondo nei rapporti tra potere politico e giudiziario si può fare solo se si condividono i principi di autonomia e indipendenza della magistratura”.

”Nel tempo che ci separa dalle elezioni dobbiamo preoccuparci di costruire il dopo-Berlusconi – conclude – con un’alleanza di governo larga avendo a cuore tre o quattro questioni di programma”. Da solo alle urne, prosegue, ”il Terzo Polo rischia o di far vincere Berlusconi o di ostacolare dopo un cambiamento reale del Paese”.