Giustizia, dopo i dubbi di Napolitano è bufera sul lodo Alfano

Pubblicato il 22 Ottobre 2010 - 21:10 OLTRE 6 MESI FA

Nel giorno in cui il presidente della Repubblica Napolitano esprime ”perplessità” su alcuni aspetti del lodo Alfano che riguardano il Colle, il Pdl risponde proponendo l’automatismo dello scudo, senza passaggio parlamentare, mentre il premier Silvio Berlusconi ne disconosce la paternità, così come di altre leggi ”ad personam”.

Non sono stato io a reclamarle ma i miei alleati a farsene promotori”, afferma il presidente del Consiglio. Posizione che scatena l’ironia delle opposizioni.

Ed è sempre tensione con Gianfranco Fini che prima muove un affondo sulla legalità, poi mette in chiaro che Fli chiede di essere consultata prima del varo della riforma della Giustizia.

Il presidente del Consiglio. All’indomani dei paletti sollevati dai finiani sulla riforma della Giustizia, il ministro Angelino Alfano cerca la quadra per raggiungere l’intesa dentro la maggioranza. Una riforma che, spiega Berlusconi in un’intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung, non riguarda i suoi problemi giudiziari.

Così come non è lui – dice – il ‘deus ex machina’ del disegno di legge che sospende i processi contro il Capo dello Stato ed il presidente del Consiglio. ”Non ho mai reclamato alcuna forma di tutela ma una legge del genere esiste in molti Paesi”, spiega elencando i molti processi in cui è incappato e in cui, dice, ”non sono mai stato condannato”. Il vero motivo, torna alla carica il premier, è che ”nella magistratura abbiamo una corrente che agisce in modo eversivo cercando di procedere contro chi eè stato eletto legalmente dal popolo”.

Attacchi che non piacciono al presidente della Camera Gianfranco Fini che, a Foggia, sottolinea che nell’agenda del governo c’è sempre la giustizia e mai il tema della precarietà del lavoro. Poi arriva l’affondo, con un appello a destra e a sinistra per varare ”una leggina che preveda che chi è condannato in via definitiva per reati contro la pubblica amministrazione debba rinunciare a vita a qualsiasi incarico”.

E Maurizio Saia, capogruppo Fli in commissione Affari costituzionali al Senato annuncia che il suo gruppo chiederà che il lodo Alfano proceda di pari passo al ddl anticorruzione che da mesi giace in commissione. L’affermazione del premier di non aver sollecitato lui lo scudo per le alte cariche dello Stato, suscita l’ironia delle opposizioni: il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani invita la maggioranza a ritirarlo, mentre Luigi Li Gotti (Idv) commenta: ”sono affermazioni che si smentiscono da sole”.

Le perplessità di Napolitano. In un clima già caldo arriva il messaggio del presidente Napolitano con la sua ”profonda perplessità” per il lodo Alfano, nella parte che riguarda il Capo dello Stato. Il presidente della Repubblica esprime dubbi sul fatto che la nuova versione dello scudo confligga con l’articolo 90 della Costituzione che, per quanto riguarda la messa in stato d’accusa del presidente per alto tradimento, chiede la maggioranza assoluta del parlamento, mentre la legge Alfano consentirebbe all’inquilino del Colle di ottenere la copertura del lodo con una maggioranza semplice delle Camere. Da qui la richiesta del presidente della Repubblica che le prerogative costituzionali previste dalla Carta vengano mantenute.

Le reazioni. Le parole del Presidente della Repubblica diventano un detonatore: il Pd, con Donatella Ferrante chiede alla maggioranza di ritirare ”questo mostro giuridico”. ”Il presidente Napolitano – ha commentato Antonio Di Pietro – non vuole essere tirato dentro un’operazione cosi squallida, in cui si fa una legge per una sola persona”. Anche il moderato Pier Ferdinando Casini esorta a ”farsi carico delle preoccupazioni” del Colle.

E anche qui interviene Fini chiedendo che siano ascoltate le ”sagge” parole di Napolitano. A gettare benzina sul fuoco ci pensano il capogruppo del Pdl al Senato, Maurizio Gasparri, e il vice Gaetano Quagliariello: essi annunciano che per eliminare la norma che desta perlessità in Napolitano verrà modificano l’impianto della legge, e lo “scudo” diverrà automatico per le cariche dello Stato, senza passaggio parlamentare.

Una risposta che va ben oltre le preoccupazioni del Quirinale, e che rischia di aumentare le frizioni anche istituzionali. Una risposta che Bersani, riferendosi anche a tutto l’impianto del provvedimento, ha bollato come ”avventurismo costituzionale”, e che fanno esplodere Di Pietro: ”dalla padella alla brace”.

Lo scontro interno alla maggioranza si allarga ed è a tutto campo e coinvolge la riforma costituzionale della Giustizia. Fini ha chiarito che Fli dovrà essere ”coinvolta preventivamente”, perché non voterà a scatola chiusa. Come non voterà il processo breve se prevede la sua applicazione retroattiva.