Giudici lanciano allarme: “Processi di mafia a rischio”. Alfano: “Interverremo”

Pubblicato il 5 Febbraio 2010 - 18:04 OLTRE 6 MESI FA

È allarme e polemica tra i magistrati per la conseguenza di una norma contenuta nel “pacchetto sicurezza” e che inasprisce le condanne per i reati di associazione mafiosa.

Una sentenza della Cassazione rivoluziona la competenza nella trattazione dei processi di mafia: secondo i supremi giudici, in presenza di alcune aggravanti, la pena può lievitare anche fino a 30 anni di reclusione e dunque il dibattimento deve essere tenuto davanti alla Corte d’assise (competente per i reati puniti con l’ergastolo o la reclusione non inferiore ai 24 anni).

Possibile conseguenza della decisione è l’azzeramento di tutti i processi di mafia, anche quelli già chiusi con sentenze che non siano ancora definitive.

Di fronte ai timori dei giudici risponde il ministro della Giustizia, Angelino Alfano: «Non permetteremo che i boss abbinao paradossali benefici. Tutti possono stare tranquilli».

Ma intanto l’allarme è scattato. L’inasprimento delle pene per i mafiosi rischia di far saltare decine e decine di processi a boss e gregari di Cosa nostra. “Colpa” di una norma del “pacchetto sicurezza” che ha previsto che, in presenza di tre aggravanti, le condanne per il reato di associazione mafiosa possano anche arrivare a 25-30 anni, tetto che “sfora” le competenze dei tribunali davanti ai quali si celebrano i processi per mafia ed estorsioni. Quando le pene comminabili diventano così alte il processo passa alla competenza della corte d’Assise.

Il risultato è che, da due giorni, in Sicilia già tre processi hanno subito uno stop imprevisto dopo che la Corte di Cassazione, accettando l’istanza di alcuni difensori degli imputati in un processo in corso a Catania, ha dichiarato l’incompetenza dei tribunali a giudicare in presenza di aggravanti e ha azzerato tutto assegnando il dibattimento alla corte d’Assise.

E questa mattina a Palermo altri due processi si sono fermati per lo stesso motivo, quello contro i boss di San Lorenzo Madonia ed un troncone del dibattimento “Perseo”. Ed è facile precedere che, nei prossimi giorni, la stessa sorte subiranno molti altri processi.

In allarme la Direzione distrettuale antimafia che ha convocato una riunione per lunedì 15 febbraio per fare il punto su questa nuova “emergenza”. E sembra che il rischio di un azzeramento sussista anche per processi già conclusi in appello e in attesa di Cassazione visto che il testo della norma recita “in ogni stato e grado del giudizio”.

Tutto quello che è già stato fatto dai tribunali, dunque, verrebbe azzerato con gravissime conseguenze sia per i tempi del giudizio, sia per i provvedimenti di libertà personale degli imputati.

Alfano cerca di rassicurare: «Tutti -dice – possono stare tranquilli: il governo farà in modo che non ci siano conseguenze negative da un fatto positivo come l’inasprimento delle pene per i reati di 416 bis».

«Non conosco nella sua motivazione, ma solo nel dispositivo la sentenza di Cassazione – ha detto – faremo di tutto per evitare che ci possano essere delle conseguenze negative per evitare un grande paradosso, e cioè che dall’inasprimento delle pene possa derivare un beneficio per i boss. Eviterei aggettivi estremi ed eccessi di ansia – ha aggiunto rispondendo ai giornalisti che riportavano le dichiarazioni allarmate di alcuni magistrati – perchè il governo dell’antimafia, delle leggi e dei fatti, provvederà a evitare che effetti distorsivi possano verificarsi soprattutto per i processi in corso».