Giustizia: riforma o no? Emendamento Bruno: al Senato settimana di fuoco

Pubblicato il 1 Luglio 2013 - 05:01 OLTRE 6 MESI FA
Giustizia: riforma o no? Emendamento Bruno: al Senato settimana di fuoco

Donato Bruno, un emendamento esplosivo

ROMA — La magistratura torna al centro dello scontro politico in Italia. La destra la vuole riformare, per la sinistra non se ne parla. Che ci sia bisogno di interventi lo sanno tutti, ma le intenzioni punitive e l’interesse personale di Berlusconi fanno buttare la palla fuori campo.

La storia è raccontata su Repubblica in modo chiaro e equilibrato da Alberto Custodero, che parla di  “rissa fra centrodestra e centrosinistra”, scatenata da un emendamento, al ddl costituzionale 813, emendamento

“presentato dall’avvocato Donato Bruno, senatore pdl, che prevede l’ampliamento di eventuali riforme anche al Titolo IV, parte II, e al Titolo VI che riguardano gli assetti della magistratura e della Corte Costituzionale“.

Teatro dello scontro è la prima Commissione del Senato dove, a partire da martedì 2 luglio,

“saranno votate eventuali modifiche al ddl costituzionale 813 che istituisce il comitato dei 40 per le riforme. I 40 dovranno occuparsi di forma dello Stato, forma di governo, bicameralismo. La giustizia non è inserita nel ddl governativo.

Nelle intenzioni del senatore Bruno, spiega Alberto Custodero, non c’è malizia, almeno a quanto sostiene lo stesso autore dell’emendamento:

“le sue modifiche si renderebbero necessarie per riequilibrare fra di loro a cascata i poteri istituzionali nel caso di una riforma dei vertici dello Stato. Per fare un esempio, se si dovesse approvare l’elezione diretta del presidente della Repubblica, di conseguenza andrebbe modificata la parte che riguarda la sua presidenza del Csm. Altro caso, sempre secondo il senatore pdl: se il Senato dovesse diventare una Camera delle Regioni, potrebbe vantare il diritto di nomina di parte dei membri della Corte Costituzionale, di qui la necessità di intaccare anche gli articoli della Carta che riguardano la Corte Costituzionale”.

Ma la sinistra non si fida e ha proposto un proprio emendamento, firmato dai senatori Lo Moro e Zanda (Pd). Spiega Luigi Zanda:

“Un conto è prevedere, come vorremmo noi, solo piccoli interventi per “mettere in ordine il sistema”. Un altro è, come prevede l’emendamento pdl, lasciare aperto il campo a modifiche del sistema giustizia che potrebbero andare a toccare l’indipendenza della magistratura. Le Riforme non possono toccare il tema della giustizia, come già deciso dal ddl del governo”.

Fa eco a Zanda il ministro delle Riforme, Gaetano Quagliariello del Pdl:

“La magistratura  resterà fuori dalle modifiche della Costituzione”.

C’è un però, spiega Alberto Custodero. Il senatore Bruno resta sulle sue posizioni:

“Per il momento non intendo ritirare il mio emendamento a meno che non si raggiunga un accordo che soddisfi le mie richieste”.

Si tratta di una posizione, commenta Custodero,

“che rischia di spaccare la maggioranza e surriscaldare la temperatura già incandescente per gli attacchi alle toghe di Berlusconi inseguito alla condanna a sette anni nel processo Ruby”

Nel racconto di Dino Martirano per il Corriere della Sera, che ha intervistato Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari costituzionali al Senato,

“tra governo e maggioranza, alla fine, «si troverà una soluzione» anche se, per Anna Finocchiaro,  “l’emendamento Bruno è comunque inaccettabile perché è ambiguo e  aprirebbe la porta ad incursioni imponderabili sugli assetti della magistratura, che devono tassativamente rimanere fuori dal perimetro delle riforme.

“Non so se dentro il Pdl c’era qualcuno che voleva andare alla prova di forza sulla giustizia che poi è un loro tratto identitario. In ogni caso, è una strada impraticabile perché l’accordo politico dal quale siamo partiti comprende solo forma di Stato, forma di governo e bicameralismo.

“La formulazione dell’emendamento Bruno è troppo lasca e quindi lascia un’ambiguità sul perimetro delle competenze del comitato, io avevo già presentato un emendamento che pure risolve il problema del coordinamento derivante dall’approvazione dei testi di riforma costituzionale sui tre punti. I colleghi del Pd ne hanno presentato un altro. Con i nostri emendamenti, contrariamente a quello di Bruno, non ci sarà possibilità di equivoci e ambiguità”.

Sotto la cenere delle larghe intese, avverte Dino Martirano, cova ben altro:

“Il Pdl non deve scordare che dobbiamo mettere subito in sicurezza la legge elettorale perché se si interrompe il percorso delle riforme, non si può tornare alle urne con il Porcellum. Davanti a un’eventualità del genere, tutti i partiti ci rimetterebbero le penne.

“Io non mi stancherò mai di ripetere che dobbiamo metterci in sicurezza rispetto allo scenario in cui, malauguratamente, si interrompa il percorso delle riforme e si torni a votare. Non è che bisogna mettere in sicurezza il Porcellum rispetto alla sentenza della Corte Costituzionale, come vorrebbe qualcuno ma, piuttosto, è necessario mettere in sicurezza il Paese rispetto al fatto che si torni a votare con una legge elettorale che non assicura la governabilità. Noi abbiamo bisogno di una legge elettorale che sia una cintura di sicurezza per il Paese”.