Giustizia, Vietti: “Senza il controllo del Csm i pm diventerebbero mine vaganti. L’appartenenza del pm alla magistratura non ha alcun significato ideologico”

Pubblicato il 28 Ottobre 2010 - 17:13| Aggiornato il 29 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Michele Vietti

”Anche attraverso l’unicità del Consiglio superiore della magistratura, il pubblico ministero è ricondotto ad un ruolo di garante del rispetto della legge e della legalità che condivide con la magistratura giudicante. Fuori da questo circuito e senza un controllo esterno il pm rischierebbe di trasformarsi in una mina vagante”. Lo ha detto il vice presidente del Csm Michele Vietti intervenendo a Bari al convegno ”Organizzare la Giustizia”.

”Collocato all’interno della magistratura – ha spiegato Vietti – nel nostro ordinamento il pm partecipa anche dell’autonomia e dell’indipendenza di ogni altro potere dello Stato dell’ordine cui appartiene e coerentemente è sottoposto al controllo ed al governo del Csm, al pari dei giudici”.

”Anche attraverso l’unicità del Csm – ha affermato – il pm è ricondotto, dunque, ad un ruolo di garante del rispetto della legge e della legalità che condivide con la magistratura giudicante attraverso un patrimonio comune di professionalità, doveri, deontologia, formazione, cultura della giurisdizione, così preservandolo dal pericolo di logiche del tutto autoreferenziali, o securitarie o da contingenze politiche altrimenti non evitabili, quanto meno nel lungo periodo”.

”L’appartenenza del pm alla magistratura, ha aggiunto Vietti, ed all’ordine giudiziario e la conseguente condivisione di un unico Csm, pur nella fallibilità di qualsiasi impianto, non costituisce un portato ideologico, ma serve a garantire al cittadino il maggior rispetto della legge e dei suoi diritti, è una garanzia per la comunità e non il contrario”.