Google: “La comunità di utenti è il miglior controllo della Rete”

Pubblicato il 25 Febbraio 2010 - 10:12 OLTRE 6 MESI FA

Giuliano Pisapia uno degli avvocati di Google

Google non intende cambiare il suo modo di operare in Italia nonostante la sentenza di Milano che ha condannato tre suoi dirigenti. Per il controllo sui potenziali contenuti offensivi la compagnia continuerà a contare sulla comunità di utenti. D’altra parte, anche in tribunale gli avvocati difensori di Google hanno sottolineato come ogni minuto vengano inserite venti ore di video su You tube.

Il portavoce di Google William Echikson ha ribadito che l’azienda non ha alcuna intenzione di ridimensionare le proprie attività in Italia e che  continuerà a fare affidamento agli utenti nel controllo dei video potenzialmente offensivi: «Crediamo che il controllo della comunità sia la migliore “polizia” della Rete».

Rachel Whetstone si occupa delle relazioni pubbliche di Google. In un’intervista ha dichiarato che la sentenza “è in contrasto completo” con la legge europea che protegge i fornitori di servizi on-line. «La legislazione in Europa e negli Stati Uniti è stata creata per assicurare certezze. Se i politici e i giudici iniziano ad operare in questo modo, accade qualcosa che mi preoccupa».

Il video incriminato è stato inserito su Google l’8 settembre 2006 ed è stato rimosso dal sito il 7 novembre dello stesso anno: vi veniva mostrato un ragazzo disabile preso in giro dai compagni di classe. Tre funzionari del sito sono finiti sotto inchiesta per non aver controllato i contenuti del video.

I tre funzionari di Google non rischiano comunque né l’estradizione né la galera dato che in Italia le pene detentive di meno di tre anni sono automaticamente sospese. Giuliano Pisapia, avvocato della difesa ha dichiarato che le accuse rivolte sono “totalmente infondate” e che presenterà ricorso.

Uno dei tre funzionari di Google inquisiti aggiunge: «Se ci fosse una condanna, tutti i dipendenti di qualsiasi Internet-hosting sarebbero accusati di responsabilità simili». Anche l’ambasciatore americano in Italia, David Thorne, ha detto che gli Stati Uniti sono rimasti delusi da questa sentenza descritta come un colpo alla libertà di Internet.

Secondo l’accusa Google Video sarebbe responsabile per il suo contenuto dato che sullo schermo appariva della pubblicità. Pisapia ha sostenuto in tribunale che Google Video non ha effettivamente mai offerto spazi pubblicitari in Italia, e che i dirigenti sotto processo non hanno svolto alcun ruolo nella preparazione del piano di marketing.