Governo Letta: “Ministri scelti per incompetenza” Dalla canottiera di Bossi a…
Report: ministri scelti per incompetenza di Franco Patrizi
Con quali criteri sono stati scelti ministri, viceministri, sottosegretari e presidenti di commissione?”
Esperienza, preparazione, competenza sono quasi sempre da escludere. I ministri, sostiene il Fatto, sono stati “scelti per incompetenza”.
Lontani sono i tempi in cui diventavi ministro dopo un apprendistato da sottosegretario, regola cui non si sottrasse nemmeno il Giulio Andreotti degli esordi.
L’articolo di Franco Patrizi sul Fatto si basa su una puntata di Report dedicata ai criteri di scelta dei ministri del Governo Letta. La somma delle risposte risulta assai deludente. Report se la prende con questo Governo, che in effetti in alcuni casi supera la barriera del comico, ma quella della origine misteriosa, quasi occulta dei ministri non costituisce una esclusiva di Letta.
A dirla tutta, il Governo Monti era anche peggio perché nel suo caso non c’era nemmeno la mediazione dei partiti. Si trattava di cosiddetti tecnici, ma quale fosse il livello di competenza tecnica, se non di competenza come opposto di incompetenza tour court, nessuno ha mai provato a dirlo.
La domanda sul livello di competenza, riferisce il Fatto, è stata rivolta a tutto il Governo Letta, ma
“hanno risposto in pochi tra i responsabili dei vari dicasteri. Bernardo Iovine ha analizzato [per Report] una decina di nomine: alcuni hanno già dimostrato incompetenza nel settore a loro assegnato, altri la competenza specifica non ce l’hanno per niente, e nemmeno i loro sottosegretari” e si interroga su quale sia “l’immagine dell’Italia all’estero se il presidente della delegazione parlamentare della Nato era nello stesso tempo agli arresti domiciliari?”.
Certo, rileva Franco Patrizi
“Un po’ di competenza non è stata indispensabile per scegliere il ministro dell’Agricoltura, visto che appena nominato ha dichiarato: ‘Ancora devo studiare bene, intanto mi godo la nomina’. Provocando le ire di Barilla che in un momento di tale gravità per il settore avrebbe preferito un ministro competente e non uno che scambia la lontra per un uccello.
“Il ministro additato è la giovane Nunzia De Girolamo, laureata in Giurisprudenza e dal 2008 in Parlamento per volontà diretta di Berlusconi. Quindi Sabrina De Camillis, non eletta nelle Marche, sottosegretario di Stato per i Rapporti con il Parlamento, brava e attenta a percepire indebitamente due stipendi. Brava e attenta a eludere le domande dello stesso Iovine.
“E ancora il nuovo ministro della Sanità, Beatrice Lorenzin, giovane donna di partito che di sanità non si era mai occupata. Per lei fa fede una delle prime dichiarazioni a una popolazione che vive in una zona ad altissima mortalità e chiede di capire il perché. “È evidente che nel momento in cui si mette in atto uno studio su campioni di persone all’interno di alcune aree a rischio – spiegava la Lorenzin agli abitanti campani – poi bisogna però anche attenersi all’evidenza scientifica che viene da questi campioni. Sempre però tenendo conto che poi ci sono altre questioni di salute pubblica e di prevenzione che in un’area come questa riguarda anche gli stili di vita”.
“L’area di cui parla il ministro è quella dove si dà fuoco ai rifiuti pericolosi a cielo aperto, è quella delle pecore morte per la diossina, quella dove sono stati sotterrati milioni di tonnellate di rifiuti tossici e radioattivi. Eppure il ministro spiega che per l’incidenza di malattie tumorali in questa zona “bisogna considerare anche gli stili di vita della gente che abita qui”.
Fin qui, elabora il Fatto, siamo nel novero dei nomi noti. Nella categoria degli “ignoti”, invece, emerge Walter Ferrazza , sottosegretario di Stato agli Affari regionali e Autonomie, la cui dote è quella di essere il fidanzato della figlia di Giampiero Samorì, avvocato di Modena che presentando la propria candidatura alle primarie del centrodestra organizzò una manifestazione dove parte del pubblico fu prelevato da un centro anziani di Roma per fare numero davanti alle telecamere. Quell’esperienza gli ha regalato un posto. Per il genero..”.
Quella della improvvisazione è stata una delle caratteristiche della seconda repubblica, la cui carica eversiva è arrivata al botto con l’ultimo atto di Berlusconi. La canottiera di Umberto Bossi ne era un simbolo, Irene Pivetti presidente della Camera un atto politico completo, meno violento di Incitatus ma altrettanto dirompente.
C’e da dire che la Pivetti resse l’incarico con grande stile e fece anzi innamorare, in senso puramente letterario e onirico, alcuni grandi vecchi del giornalismo italiano di allora.
Meno felice, forse perché frutto di improvvisazione e non di calcolo o significato politico, fu la designazione, da parte di Pierluigi Bersani, a presidente della Camera, di Laura Boldrini, di cui uno dei primi atti fu ottenere il sequestro di una foto non sua ma che riteneva la diffamasse, cosa che la Costituzione esplicitamente vieta e che mai comunque ci aspetterebbe da uno o un di sinistra, che dovrebbe avere la libertà di espressione in tutte le sue forme come uno degli elementi fondanti della democrazia occidentale, esclusi quindi Unione Sovietica e derivati.