I Pdl sono tre: due vogliono far saltare il banco

Pubblicato il 11 Novembre 2011 - 20:36 OLTRE 6 MESI FA

Mario monti (Foto LaPresse)

ROMA – Ma quanti Pdl ci sono? Almeno tre. Due dei quali pronti a far saltare il banco. La divisione arriva sul nome del prossimo premier chiamato a guidare il governo d’emergenza. In un primo momento il nome di Mario Monti sembrava avesse messo d’accordo tutti all’interno del Pdl, lasciando lo scontento della Lega e dell’Idv. Ora che il partito di Di Pietro ha deciso di appoggiare un probabile governo Monti, ecco che il Pdl si spacca ancora una volta. Altri due nomi nell’aria, quello di Lamberto Dini, gradito anche alla Lega, e quello ormai noto già da tempo di Angelino Alfano. Due nomi quest’ultimi che girano sì nell’aria ma non super partes come richiesto più volte da Giorgio Napolitano.

E pensare che nella giornata di venerdì i mercati hanno dato finalmente ragione all’Italia. E’ bastato che il nome di Mario Monti per la poltrona di Palazzo Chigi fosse fatto con più insistenza, per vedre la Borsa schizzare. Milano ha chiuso la giornata come le migliore d’Europa, e lo spread è sceso sotto quota 500 dopo una settimana con ogni giorno un record negativo. E’ bastato questo, una giornata di grazia, per far sì che i motti “salviamo l’Italia”, “dobbiamo pensare solo alla crisi” e “l’economia del Paese al primo posto”, fossero rapidamente accantonati per tornare a parlare e a litigare su nomi, possibili alleanze future e ormai improbabili alleanze passate.

Eppure Silvio Berlusconi e i “colonnelli” del Pdl sono rimasti chiusi in riunione a Palazzo Grazioli per oltre tre ore. Alla fine del vertice fiume, la battuta di La Russa sintetizza il clima di ostilità che monta verso il neosenatore a vita Mario Monti da parte di una componente molto estesa del partito berlusconiano: “Mario Monti rischia di entrare Papa e di uscire cardinale”. Le lunghe discussioni non sono bastate quindi ad ottenere una linea unitaria per tutto il partito. Sarà infatti necessario un nuovo incontro, nella sede ufficiale dell’ufficio di presidenza, sabato alle 18, subito dopo il voto sul Ddl stabilità che preludono alle dimissioni del premier. In quell’occasione, come ha spiegato il vicecapogruppo alla Camera Maurizio Lupi, verrà stabilita la linea da adottare in vista delle consultazioni e di un’eventuale voto di fiducia al governo Monti.

Al vertice, tenuto al capezzale di un febbricitante Berlusconi, hanno partecipato i rappresentanti di tutte le anime del Popolo delle Libertà. Il sottosegretario Gianni Letta ed il ministro La Russa sono stati tra i primi a lasciare la residenza romana del premier, per lasciare il posto al capogruppo Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto e poi i ministri Gelmini e Romani. Insieme al premier si trovano a Palazzo Grazioli anche il ministro Raffaele Fitto il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi ed il ministro Matteoli. Più tardi si è fatto vivo anche il sindaco di Roma Gianni Alemanno.

Un blitz a Palazzo Grazioli l’hanno fatto anche il leader della Lega Umberto Bossi e il ministro Roberto Calderoli. Il Carroccio fa pressing per dar vita ad un esecutivo diverso da quello che si prospetta per la prossima settimana, vale a dire quello guidato dal neosenatore a vita Mario Monti. La proposta della Lega è infatti quella di proseguire con la maggioranza del 14 dicembre 2010 puntando su un esecutivo guidato da Lamberto Dini. Ed in questo obiettivo è spalleggiata anche dagli ex di An.”Noi siamo assolutamente contrari a governi che non siano quelli usciti dalle urne e saremo all’opposizione”, sottolineava precedentemente Calderoli, rispondendo alle domande dei cronisti a Montecitorio.