Governo paga riscatto: decreto pro taxi. Tassisti rilasciano città ostaggio

di Lucio Fero
Pubblicato il 22 Febbraio 2017 - 13:54 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Governo paga riscatto, tassisti rilasciano le città prese in ostaggio. E’ andata così, poche chiacchiere. Tremila tassisti (e con loro non ottima compagnia) hanno percorso Roma, minacciato fisicamente la sede del Parlamento, quindi quella del Pd e infine hanno sequestrato dalle 15 alle 21 una della maggiori arterie della città, di fatto chiudendola e strozzando una “giugulare” urbana della vita quotidiana dei romani. Non per mezz’ora, un’ora, il tempo di una manifestazione. No, per sei ore filate e a oltranza, il tempo di un ricatto.

E al ricatto il governo c’è stato, l’ha subito. Non sapendo bene cosa fare e temendo di fare qualunque cosa, il governo ha pagato il riscatto. Sotto forma di un decreto promesso ai tassisti, un decreto entro 30 tassativi giorni. Un decreto che dovrà smentire quanto c’è nell’altro decreto detto “mille proroghe” sul quale il governo ha chiesto ieri la fiducia. Un decreto che niente meno dovrà essere contro gli “abusivismi” nel trasporto urbano.

Immaginiamo ieri il ministro Graziano del Rio a colloquio con i tassisti, quelli dentro il Ministero in delegazione e quelli fuori in occupazione-presidio militante e minacciante. Il mille proroghe non lo possiamo ritirare e non è ce lo possiamo cambiare in un solo punto, dovete capirci, è una questione tecnica, però poi di corsa ve ne facciamo un altro di decreto che supera e riordina quel che non vi sta bene…

Immaginiamo i tassisti dentro e fuori del Ministero soppesare e rimuginare, fino a che dal governo non arriva l’indicazione chiave: “la legge del 1992 è ancora in vigore”. Del 1992, quando gli smartphone non esistevano e i telefonini appena. E’ il segnale, i tassisti capiscono che il ricatto e sequestro ha funzionato e che il riscatto sarà pagato.

Magari bisognerà vedere l’entità del pagamento, ma il principio secondo il quale se tu mi sequestri le città, mi minacci in piazza, mi lanci bombe carta sotto il portone mentre stiamo trattando, e attendendo ammazzi il tempo sfasciando nel tragitto un po’ di vetrine e motorini parcheggiati, allora io pago…beh questo principio è stato riconosciuto dal governo e i tassisti possono accettare la resa altrui e cantare la loro vittoria.

Taxi vince perché mena e governo paga riscatto perché non ha la forza né politica né si può dire “culturale” almeno per non trattare sotto ricatto. Un governo rispettoso di sé nella giornata di ieri avrebbe comunicato: la trattativa non comincia se prima non togliete il blocco alla città, punto.

Il governo, direbbero i tassisti, non ha avuto palle per farlo. E i tassisti lo sapevano bene. Quindi ad ogni ora mandavano al parente (il governo) del sequestrato (Roma) un pezzettino d’orecchio. In modo che capisse che doveva pagare e pagare in fretta.

E che ci sarà nel nuovo decreto pro taxi che smentisce e ribalta il decreto che i tassisti odiavano? Non pare ci sia l’unica cosa su cui i tassisti hanno ragione e cioè la difesa del valore o l’eventuale indennizzo del valore delle loro licenze. Allora cosa? “L’obbligo per i non tassisti di ritornare in rimessa dopo ogni cliente”? Cioè nel mondo delle app l’obbligo di andare a prendere la macchina in noleggio in garage? Facciamo prima: si faccia un decreto che dichiara reato e incesto il contatto tra web e trasporti e facciamo prima. Lo si potrebbe chiamare decreto abiura e pentimento…di vivere nel 2017.