In sei mesi il governo si è perso un terzo del Pil previsto per il 2011

Pubblicato il 5 Agosto 2011 - 15:30 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Comunicato secco e stringato dell’Istat: nel secondo trimestre dell’anno il Pil italiano è cresciuto dell0 0,3 per cento rispetto al trimestre precedente. Rispetto all’analogo trimestre del 2010 il Pil italiano è cresciuto dello 0,8 per cento. Sommando e calcolando, la “crescita acquisita finora”, cioè a metà del 2011 è dello 0,7 per cento. Le previsioni, i calcoli, le tabelle, le stime, le parole e azioni del governo prevedono per il 2011 un aumento del Pil pari a più 1,1 per cento. Traduzione neanche tanto difficile: a metà strada manca al 2011 un terzo di quanto previsto. Già l’uno virgola uno per cento di crescita del Pil è giudicata dimensione minima, comunque insufficiente per sostenere l’andamento del debito, della spesa e lontana dal rappresentare “ripresa” economica. Un terzo in meno, lo 0,7 per cento appunto, è un clamoroso annuncio di sforamento verso il basso. Un terzo in meno del magrissimo piatto previsto: il comunicato Istat fa strage dell’alluvione di parole governative di questi giorni. Un terzo in meno a metà strada è presagio, anzi annuncio che, se va male, andrà peggio. Un terzo in meno è la realtà fino ad oggi. A meno che l’economia italiana non si metta a correre nella seconda metà dell’anno, il Pil 2011 resterà sotto quota uno per cento. Forse va così piano perché aspetta il governo, il Patto sociale, il prossimo discorso di Berlusconi, il prossimo rimpasto, il prossimo ministro dell’Economia…Nel frattempo inutile aspettare che un telegiornale dia la notizia che al governo, a fine giugno, manca un terzo del Pil, un euro su tre. L’ha detto l’Istat e che vuoi che sia? Soltanto un comunicato di un venerdì d’agosto a Parlamento, politica e governo in ferie.