Governo, 5 ipotesi senza Salvini e Di Maio. Gentiloni è l’arma segreta di Mattarella?

Pubblicato il 7 Aprile 2018 - 12:11 OLTRE 6 MESI FA
Mattarella e Gentiloni alle consultazioni

Governo, 5 ipotesi senza Salvini e Di Maio. Gentiloni è l’arma segreta di Mattarella?

Governo, cinque ipotesi per un week end di trattative segrete. Tutte portano lontano dai nomi di Salvini e Di Maio.

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1 A quale nome pensa Mattarella? È Gentiloni l’arma segreta del presidente della Repubblica?

2 E anche di Luigi Di Maio in una ipotesi che coinvolga il Pd?

3 Davvero Di Maio è in un angolo dopo che Matteo Salvini ha ricompattato il Centrodestra annunciando che andranno tutti e tre assieme (lui, Berlusconi e la Meloni) al Quirinale per il prossimo giro di consultazioni?

4 È quella delle “larghe intese” fra M5s e centrodestra la strada più probabile? Salvini ci sta lavorando, per costringere Di Maio a rinunciare ai suoi veti su Forza Italia, e portare gli uomini di Silvio Berlusconi, con o senza l’ex Cavaliere , al governo. Quando si parla di Berlusconi, non bisogna mai dimenticare che a lui interessa solo una cosa: Mediaset e il suo futuro. Qualunque combinazione può andar bene una volta che siano tutelati quegli interessi. Per questo preferisce il Pd, già collaudato, ai 5 stelle, troppo bislacchi. Ma, un po’ invecchiato, resta sempre lo spregiudicato prestigiatore che tirò furoi i fascisti dalle fogne e li portò ai vertici dello Stato.

5 Casaleggio è pronto a scaricare Di Maio pur di arrivare a un governo M5s-Lega?

Sergio Mattarella, scrive Ilario Lombardo sulla Stampa,  avrebbe in mano “un nome come premier a cui né il Pd né il M5S potranno dire di no. Il passo indietro di Di Maio è una condizione irrinunciabile per tutti i leader dem”.

Lo stesso Lombardo rivela:

“C’è un solo uomo che secondo i 5 Stelle potrebbe cambiare le sorti di questa legislatura e realizzare l’incastro impossibile. Si chiama Paolo Gentiloni ed è il premier pro-tempore italiano. È a lui che telefonata dopo telefonata, come in una difficile scalata in equilibrio vertiginoso su uno strapiombo, punta Luigi Di Maio. Gentiloni è la carta segreta che Di Maio sente di avere in mano, confortato dalla regia quirinalizia di Sergio Mattarella”.

Al momento, però, Luigi Di Maio sembra  “all’angolo”, come scrive Elena G. Polidori sul Quotidiano Nazionale: “Non se l’aspettava proprio la mossa di Matteo Salvini che con il suo «andiamo tutti insieme al Quirinale», anziché strappare con Forza Italia ha ricompattato il centrodestra obbligando gli stellati a fare i conti con il peso complessivo della coalizione”. Dicono gli uomini vicini a Di Maio: “Andando al Colle con Berlusconi, Salvini chiude alle possibilità di dialogo con noi”.Per questo, Di Maio sarebbe stato costretto a “tornare a guardare verso il Pd”. E torniamo alla casella numero 1.

Per il momento Di Maio, ufficialmente dice poco. Intervistato da Annalisa Cuzzocrea per Repubblica, ha ripetuto banalità da replicante.

È coerente con l’immagine di Jacopo Iacoboni, che sulla Stampa ha definito il Movimento come “una macchina in leasing, la guida Luigi Di Maio, ma le chiavi sono nelle mani di un’altra persona”, Davide Casaleggio.

La vicepresidente del Gruppo M5s al Senato, Paola Taverna è stata lapidaria: “Luigi premier o nulla? È quello che ci hanno detto 11 milioni di elettori alle urne”.

Più o meno altrettanti, almeno in percentuale, votarono Mussolini e poi Togliatti e Berlinguer. Come finì con Mussolini l’abbiamo ben visto, come sarebbe finita con Togliatti per fortuna non l’abbiamo visto, con Berlinguer lo stiamo vedendo.

Casaleggio è un po’ più con i piedi per terra e non sembra dello stesso avviso della Taverna. Spiega Iacoboni:

“Attende, senza slanci, molto concreto. Sostiene Di Maio; ma se la situazione si dovesse piantare sul suo nome, la sua consonanza con la Lega ha fatto enormi passi avanti, e lui potrebbe accettare «un premier terzo», indicato da M5S-Lega, ne sono convinti anche dentro il M5S, al di là delle smentite di facciata. […]

“Casaleggio jr sa che i sondaggi parlano chiaro: metà dell’elettorato grillino (il 46%, fonte Demopolis) vuole un accordo con la Lega, solo il 18% col Pd, e appena il 25% vuole tornare alle urne”.

L’opzione di una premiership affidata a un terzo rispetto ai due leader di partito, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, in un governo della Lega con i 5 Stelle, “può avere un senso”, a condizione che “la persona che guida il Governo abbia una legittimazione da parte degli italiani: non può essere un tecnico o un professore”.

Vista le cicatrici che ancora ci portiamo addosso dopo il governo di tecnici guidato da Mario Monti, sono parole di puro buonsenso.