Di governo e di tv, la bulimia di Sgarbi

di Alessandro Camilli
Pubblicato il 29 Aprile 2011 - 14:57 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Sindaco, assessore, critico, conduttore tv, sottosegretario, alto commissario. Vittorio Sgarbi è inarrestabile e ovunque. In televisione, oltre alle ospitate varie e alla partecipazione occasionale a qualche giuria, dal 18 maggio condurrà un programma tutto suo. Ma il palcoscenico preferito dal critico d’arte è senza dubbio la politica dove il suo nome è saltato fuori abbinato vuoi ad una poltrona da ministro ombra, altrimenti detto alto commissario, vuoi ad una sistemazione da sottosegretario. Il nome di Sgarbi è ovunque in una sorta di bulimia sgarbesca.

Vittorio Sgarbi, da molti considerato un ottimo e competente critico d’arte, oltre ad essere sindaco di Salemi e assessore dimesso di Milano, ambisce ora ad un ruolo importante nella gestione della cultura italiana. Sponsorizzato dalla Lega, così almeno fa intendere, è partito alla conquista del ministero guidato da Galan. Ma l’aspirazione di Sgarbi non sembra nascere da voglia di potere o di denaro, in questo caso sembra essere più animata da un desiderio di rivalsa. La lotta tra il critico e il ministro, iniziata quando Sgarbi è stato escluso dal concorso per la soprintendenza di Venezia, è ormai diventata uno dei capitoli dell’eterno conflitto tra Galan e Gianluca Zaia, due veneti che si sono scambiati i ruoli di governatore del Veneto e ministro delle Politiche agricole. Oggi Galan guida i Beni culturali e si è già meritato da Sgarbi non pochi improperi. L’ultima raffica è di giovedì pomeriggio: “Galan? È un pigro che preferisce la pesca al lavoro. Lo definirei un “banal grande””. E sempre giovedì circolava l’ipotesi di Sgarbi sottosegretario, un’ipotesi che Galan vede, ovviamente, come il fumo negli occhi: cacciato dalla porta della soprintendenza veneziana, Sgarbi si installerebbe direttamente al ministero dei Beni culturali.

Le pesanti dichiarazioni del critico nei confronti del ministro sembrerebbero però sconsigliare questa scelta. Che non sembra gradita nemmeno allo stesso Sgarbi: “Tengo molto – fa sapere il critico – alla trasmissione televisiva che partirà il 18 maggio prossimo. È dieci anni che attendo un contratto in Rai”. Anche se negli ultimi dieci anni non è stato esattamente un evento raro trovarlo nella tv pubblica. Ma c’è un secondo scenario che potrebbe allettare di più Sgarbi provocando le dimissioni di Galan. È l’ipotesi, paventata ai piani alti del ministero, che il critico possa essere nominato da Berlusconi “Alto commissario alla cultura”, una sorta di ministro-ombra. L’idea di una nomina a commissario era circolata già nelle ore immediatamente successive alla bocciatura di Sgarbi alla soprintendenza veneziana. Ma si trattava di un’ipotesi ben più modesta dell’attuale: l’incarico di commissario della cultura italiana all’estero doveva avere principalmente l’effetto di stemperare l’irritazione del critico. L’istituzione di un “Alto commissariato alla cultura” in Italia equivale invece alla creazione di un vero e proprio dicastero-ombra.

Ministro ombra o no, sottosegretario o meno, sta di fatto che Vittorio Sgarbi sembra collezionare incarichi e contratti ed è da notare come una nuova nomina, solitamente, non venga ne anticipata né seguita dall’abbandono della precedente carica.