G8: spunta un nuovo “listino Anemone”, nel mirino anche l’ex capo del Tar del Lazio

Pubblicato il 4 Settembre 2010 - 09:17 OLTRE 6 MESI FA

Diego Anemone

Finisce l’estate e spuntano nuove notizie dall’indagine della Procura di Perugia sulla gestione dei Grandi Eventi. Tutti i giornalisti di giudiziaria dei più grandi quotidiani italiani si sono ritrovati, insieme, a Perugia,  richiamati come gli uccelli migratori all’arrivo dell’autunno e hanno scoperto alcune piccole novità sull’inchiesta: una nuova “lista Anemone”, questa volta di 100 nomi, che ricalca la vera e ben più ampia lista di tutti i lavori svolti per personaggi noti della politica, della tv, dell’imprenditoria da Diego Anemone. E in questa nuova lista spunta anche il nome “Berlusconi”, non si sa ancora se Silvio o il fratello Paolo. Si parla anche di un sospetto versamento di 250 mila euro sul conto del presidente aggiunto del Consiglio di Stato ed ex presidente del Tar del Lazio, Pasquale De Lise e di uno strano e presunto “triangolo” tra lui, il genero Patrizio Leozappa e la cricca degli appalti. Ancora centrale sembra poi la figura dell’ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro indagato per concorso in corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio.

Ma le indagini ancora sono in “alto mare”, tanto che i pm perugini, il capo Federico Centrone e i sostituti Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi. hanno chiesto la proroga perché il tempo trascorso non è loro bastato per raccogliere tutti gli elementi.

Questo il dato di cronaca diffuso dalle agenzie di stampa. Nel troncone perugino dell’inchiesta sugli appalti per i Grandi eventi, riferiscono parafrasando la richiesta dei pm, sono in corso ulteriori indagini volte alla ricerca e al vaglio del materiale di prova già raccolto La decisione del giudice Massimo Ricciarelli è attesa nei prossimi giorni. La richiesta di prorogare gli accertamenti riguarda 22 indagati, tra cui Diego Anemone, Angelo Balducci, Mauro Della Giovampaola, Fabio De Santis, Guido Berolaso, Stefano Gazzani, Claudio Rinaldi Achille Toro.

Al dilà degli aspetti giudiziari della vicenda, quello che iù inquieta il cittadino medio è il ritratto che emerge unendo i vari punti come in un disegno, punti che che parlano di De Lise, Balducci, Anemone, Berlusconi, Bertolaso, Toro. Non si conosce ancora la valenza penale di tutto questo, ma certo non c’è bisogno di una sentenza per un giudizio dal punto di vista etico, al si qua e al dilà del confine di quello che sarebbe il “lecito”.

Ma vediamo in particolare in cosa consistono le nuove notizie sull’inchiesta di Perugia.

Il nuovo “listino” Anemone. Ristrutturazioni nelle abitazioni e negli uffici di clienti potenti e operazioni bancarie sospette: dopo una recente segnalazione di Bankitalia, esce una nuova lista di circa cento nomi. La lista è emersa dal computer di Stefano Gazzani, il commercialista di fiducia di Diego Anemone. Nel nuovo “listino” sono contenuti tutti nomi già presenti della “lista Anemone”, che è di 400 nomi, ma con un eccezione: nella lista uscita dal pc di Gazzani, accanto ai nomi non ci sono riferimenti a immobili e a “cifre”. O meglio, ci sono solo alcuni riferimenti a importi ma saltuari e poco precisi. Tanto che i pm pensano che questa lista sia l’elenco delle ritrutturazioni fatte da Anemone ma non pagate dagli intestatari, bensì “scaricate” sul costo di qualche opera pubblica.

Proprio in questa nuova lista spunta però un nome nuovo, che nell’originaria lista Anemone non era contenuto: è il nome “Berlusconi”, senza nessun altro riferimento. I pm di Perugia devono ora capire se si tratti del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, o del fratello Paolo. Il nome del primo potrebbe essere presente in riferimento alle ristrutturazioni effettutate da Anemone per una “camera da letto a palazzo Grazioli”. Per quanto riguarda Paolo, invece, il fratello del premier attraverso una delle sue aziende si occupò dei lavori alla Maddalena in vista del vertice del G8 e dalle intercettazioni risulta anche avere avuto contatti con uno della cricca per raccomandare un architetto e spingere una omologazione.

Ma l’avvocato del premier, Niccolò Ghedini, ha già detto di escludere che ci siano novità sui lavori svolti per Silvio Berlusconi: “Come sempre vengono pubblicate notizie, coperte da segreto di indagine e senza alcun riscontro, al solo scopo di diffamare il presidente Berlusconi. La asseritamente nuova lista dei lavori eseguiti dalla ditta Anemone per quanto riguarda il presidente Berlusconi non rappresenta alcun elemento di novità”.

“Come già documentalmente comprovato per la precedente lista – aggiunge Ghedini – si tratta di alcuni modesti lavori di manutenzione eseguiti dalla ditta Anemone, una delle società più apprezzate nel settore edile, è quindi evidente che in questa lista non vi è altro se non la riproposizione dei lavori che nella prima erano indicati con la dicitura Palazzo Grazioli”.

Tali lavori, spiega Ghedini, “erano stati ordinati da Forza Italia quale adeguamento di alcuni locali utilizzati a Palazzo Grazioli dal partito. Il prezzo dei lavori è stato regolarmente fatturato e  regolarmente pagato”. Per Ghedini, “era quindi sufficiente un modesto approfondimento per evitare di lanciare sulle prime pagine dei giornali una notizia del tutto infondata”.

Nel nuovo listino spunta ancora anche il nome dell’ex ministro allo sviluppo economico Claudio Scajola. Gli accertamenti sul conto di Scajola hanno far emergere che i lavori di ristrutturazione del “mezzanino” vista Colosseo, vennero seguiti direttamente non solo da Diego Anemone, ma, attraverso la società “Medea”, anche da Mauro Della Giovampaola, l’ingegnere arrestato nel febbraio scorso insieme con Balducci, De Santis e Anemone.

Il versamento sul conto di de Lise, il genero e la cricca. Altro filone delle indagini riguarda l’ex capo del Tar del Lazio e ora presidente del Consiglio di Stato, Pasquale de Lise, al quale sarebbero stati versati 250 mila euro da un famoso avvocato, tanto famoso che nessuno se l’è sentita di fare il suo nome o di arrestarlo per corruzione. Tutti tranne l’Ansa, che ipotizza un nome, quello di Franco Gaetano Scoca, come dice di apprende da fonti definite “bene informate”.

Di Lise interpellato dal Messaggero, si è difeso replocando: ”Cado dalle nuvole, ma quell’anno comprai una casa e ne vendetti un’altra”. Ma i pm, stando alla interpretazione dei cronisti giudiziari, pensano invece a qualcosa di diverso, anche per la coincidenza che il genero di de Lise, l’avvocato Leozappa curava gli interessi del costruttore Diego Anemone in procedimenti proprio davanti al Tar del Lazio, di cui de Lise era il presidente. Ci sono diverse telefonate intercettate nel 2009 in cui De Lise chiamava Balducci per comunicargli che aveva “interceduto” per qualche sua pratica, così che non si “impigliasse” nelle trame di qualche ricorso al Tar.

Il nome di De Lise, ad ogni modo, è emerso nel corso degli accertamenti che hanno coinvolto alcuni collaboratori di Propaganda Fide in relazione a una casa dove abitò per un periodo Guido Bertolaso. Il magistrato è infatti uno dei consultori della Congregazione, insieme ad Angelo Balducci, e si sarebbe in qualche modo interessato alla vicenda dalla casa di Bertolaso. I pm Sergio Sottani e Alessia Tavernesi hanno quindi disposto accertamenti contabili, proprio quello che hanno fatto emergere un versamento di 250 mila euro sul suo conto corrente.

Personaggio chiave dell’indagine continua ad essere, secondo i magistrati di Peruggia, l’ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro indagato per concorso in corruzione e rivelazione di segreto d’ufficio. Gli inquirenti hanno in mano la dichiarazione di Massimo Sessa, uno dei dirigenti delle Infrastrutture che nel gennaio scorso partecipò insieme a Balducci ad un incontro organizzato a casa dell’avvocato romano Edgardo Azzopardi, l’amico della famiglia Toro accusato di aver ottenuto da Camillo Toro, figlio del magistrato, le notizie sull’inchiesta in corso. Sessa, come racconta Fiorenza Sarzanini sul Corriere della Sera,conferma l’incontro: “Effettivamente – ha dichiarato – quella mattina parlammo delle indagini in corso a Roma. Ricordo che Balducci era molto preoccupato sia perché stava male, sia perché temeva gli sviluppi degli accertamenti”.