Inchiesta Grandi Eventi, Maroni ammette: “Il sistema gelatinoso c’è e va eliminato”

Pubblicato il 20 Maggio 2010 - 21:40 OLTRE 6 MESI FA

Roberto Maroni

Anche Roberto Maroni sostiene che il “sistema gelatinoso” (quello della “cricca” che è coinvolta nell’inchiesta dei “Grandi Eventi”) esiste e vada “spazzato via” perché viaggia “sul confine tra lecito e illecito”. Per questo il ministro dell’Interno ha sottolineato che “non tollereremo coperture di nessun tipo se salteranno fuori responsabilità, a qualunque livello”.

“Ci sono delle inchieste in corso nel merito delle quali non entro”, ha comunque premesso il ministro parlando di verifiche ancora da fare e sottolineando la necessità di “evitare processi sommari sui giornali o in piazza”. Il ministro dell’Interno o qualsiasi altro ministro, ha proseguito, “non dà gli appalti direttamente, ci sono strutture specializzate nella gestione degli appalti e se qualcuno ha sbagliato pagherà”.

Il ministro auspica che non ci sia “una nuova Tangentopoli”, ma sottolinea: “Penso che ci sia un sistema, come si è detto, gelatinoso, di favori, che non necessariamente comporti il reato di corruzione o di concussione ma che ci va molto vicino, sul confine tra lecito e illecito. Una sorta di malcostume diffuso che non è certo una bella notizia o qualcosa da incoraggiare, ma un qualcosa che va spazzato via. Distinguendo ciò che è reato, che va perseguito penalmente, da ciò che è malcostume, che certamente va eliminato”.

Insomma, “sui soldi i politici devono essere al di sopra di ogni sospetto, così come siamo noi” della Lega. Quanto alla ‘lista Anemone’, Maroni ha rivelato di aver rinnovato la fiducia agli uomini e alle donne del Viminale che sono comparsi nell’elenco sequestrato nel computer dell’imprenditore considerato al centro della cricca degli appalti.

La lista, ha detto, è un elenco di “nomi che sono clienti di un’impresa” ed è stata pubblicata “senza sapere se questi abbiano pagato o no, se siano stati clienti privati o no”. Al suo interno “ci sono anche persone per bene, tra cui esponenti importanti del ministero dell’Interno ai quale io ho rinnovato la fiducia e ho verificato che i lavori” eseguiti per loro “sono stati pagati, in alcuni casi anche di più di quello che dovevano esser pagati”.