Grecia salva? Può ancora fallire. L’accordo è quarantena anti “contagio”

Pubblicato il 23 Febbraio 2012 - 15:36 OLTRE 6 MESI FA

Scontri fra manifestanti e polizia nella Grecia in crisi

BRUXELLES – La Grecia, che ha ottenuto dopo mesi di trattative il suo maxi-piano di aiuti, senza precedenti nella storia dell’euro, potrebbe ancora fallire. Non si sono placati i timori per la tenuta del Paese, tanto che i mercati hanno accolto senza entusiasmo la notizia del salvataggio: è vero che la Ue le eviterà il default della Grecia a breve, ma troppi dubbi pesano ancora sul suo futuro. Le elezioni ad aprile, una classe politica incapace di dare sicurezze, e un programma di rigore troppo rigido per poter essere applicato senza sprofondare nella recessione, alimentano i dubbi di chi crede che la bancarotta non sia scongiurata per sempre. E se da una parte l’Europa aiuta la Grecia, dall’altra la mette sotto la tutela permanente della troika Ue-Bce-Fmi.

Se è così forte il rischio di un fallimento, perché l’Europa ha sbloccato tutti questi miliardi di euro di aiuti? Per dare tempo alle altre nazioni in difficoltà di rimettersi in sesto per difendersi meglio dall’effetto domino che potrebbe scaturire un default greco, ipotesi ancora molto “quotata”. Non ci sono solo l’Italia e la Spagna, i Paesi più grossi; c’è anche il Portogallo che sta pagando con la recessione anni di tagli pesanti e l’Ungheria dove il premier estremista di destra Viktor Orban non rassicura l’Europa con la sua “finanza creativa”. Insomma: Grecia aiutata per non fallire adesso, perché un default ora avrebbe costi e conseguenze non gestibili. Ma Grecia che rimane sempre lì sul ciglio della bancarotta.

Del resto il premier italiano Mario Monti lo ha detto che “l’accordo sugli aiuti è un risultato importante perché toglie i rischi immediati di contagio”. Mentre sono eccessivi gli ottimismi del presidente della Commissione Ue José Manuel Barroso: ”Abbiamo definitivamente chiuso la porta al fallimento”. Eccesso di fiducia anche per quello dell’Eurogruppo Jean-Claude Juncker: “L’accordo garantisce la tenuta della Grecia nell’Euro”.

Cosa prevede il piano di aiuti. Un prestito cash di 130 miliardi di euro in due anni (21.500 euro per ogni cittadino greco), che fa seguito al primo piano da 110 miliardi del 2010, rivelatosi insufficiente. I fondi arriveranno solo dopo che Atene avrà fatto alcune riforme, come inserire in Costituzione la norma che sancisce gli sforzi di taglio del debito. Il Fondo monetario parteciperà all’esborso con 13 miliardi, secondo il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Shaeuble, ma la cifra finale, che la Ue spera sia più elevata, sarà decisa a marzo dopo che il governo avrà preso le prime misure. In ogni caso il Fondo, che aveva partecipato per un terzo al primo piano, ci metterà molto meno.

L’altra parte dell’accordo ha l’obiettivo di ridurre il debito ellenico, riportandolo dal 160% di oggi, al 120,5% nel 2020. La parte più grande la giocano i creditori privati che dall’operazione di swap, o scambio dei bond greci in loro possesso con titoli a più lunga scadenza, hanno accettato di perdere il 53,5% sul loro valore nominale. Lo swap, che partirà il 12 marzo su base volontaria, consentirà un taglio record del debito greco di 107 miliardi di euro. L’Ue spera che almeno il 91% delle banche partecipi allo scambio, ma la suspance resta alta sul numero finale dei partecipanti.

Per raggiungere il target fissato per la riduzione del debito, anche Bce, banche nazionali e Stati membri, hanno dovuto partecipare allo sforzo: la Bce farà arrivare i profitti sui suoi bond greci ad Atene, passando dalle banche centrali nazionali, per aggirare il divieto di finanziare direttamente gli Stati. Le banche nazionali rinunceranno fino al 2020 ai profitti sui loro bond greci, per cederli alla Grecia e alleviare il suo debito dell’1,8%. Mentre gli Stati abbasseranno in modo retroattivo gli interessi sui prestiti concessi ad Atene nel 2010.

Se serve a evitare il default a marzo, quando Atene dovrà ripagare 14,5 miliardi di bond in scadenza, l’accordo non fuga tutti i dubbi: le borse europee hanno chiuso in rosso, e per molti analisti, soprattutto americani, l’Europa sta solo prendendo tempo per rafforzare i suoi strumenti anti-contagio. Non a caso il “firewall” o fondo salva-Stati, l’1 marzo sarà molto probabilmente aumentato dal vertice Ue come hanno auspicato Juncker e Monti.

Le banche hanno già messo in bilancio le perdite della ristrutturazione del debito greco. Le grandi banche italiane ed estere hanno di fatto già svalutato per la gran parte, nei loro bilanci, le perdite dalla ristrutturazione del debito greco decisa questa notte con l’accordo a Bruxelles, pari a circa il 74% del valore. Nei mesi scorsi infatti i principali istituti di credito e i gruppi assicurativi hanno provveduto a rettificare gradualmente il valore di titoli in portafoglio fino ad arrivare a un taglio, simile a quello deciso nell’haircut, intorno al 70%.

Anche le italiane, che secondo la Bri possiedono una esposizione limitata a soli 4,5 miliardi che salgono a oltre 7 tenendo conto delle assicurazioni (ben altra cosa rispetto ai 50 miliardi delle francesi e 23 delle tedesche), hanno via via svalutato i bond greci nelle scorse trimestrali di giugno e settembre. Nel dettaglio Intesa Sanpaolo ha svalutato il 45% del nominale e il 55% del valore di libro anti rettifiche al 30 settembre per 618 milioni di euro la sua esposizione di 1,3 miliardi (compreso un titolo Hellenic Railways garantito dallo Stato con valore nominale di 200 milioni) mentre Generali ha già svalutato il 60,8% della sua esposizione per 1,8 miliardi di euro.

Stessa operazione anche da Unicredit che ha tagliato del 60% e ora l’esposizione vale 234 milioni di euro e quindi potrebbe avere ulteriori ritocchi. Di minore entità le svalutazioni di altri gruppi come Fonsai, Banco Popolare e Mediobanca addirittura quasi inesistente per Mps. Secondo i calcoli eseguiti dalla Bloomberg anche altri grandi gruppi internazionali quali Bnp, Deutsche Bank e Axa hanno già svalutato la loro esposizione verso la Grecia di oltre il 70%.

La decisione di far ricadere i nuovi titoli con cui verrà scambiato il vecchio debito sotto le legge inglese, si fa notare, è poi una garanzia per eventuali future manipolazioni da parte di Atene e quindi ulteriori perdite. Per le banche greche, che hanno in mano titoli governativi per 29 miliardi di euro svalutati fino a ora per solo 4,3 miliardi, sarà necessario una iniezione di capitali, provenienti dal pacchetto di aiuti internazionali, in modo da far emergere le perdite.