Green pass, governo: no tamponi gratis ma deduzioni fiscali alle aziende, perché li paghino ai propri dipendenti

di redazione Blitz
Pubblicato il 14 Ottobre 2021 - 15:58 OLTRE 6 MESI FA
Green pass, governo: no tamponi gratis ma deduzioni fiscali alle aziende, perché li paghino ai propri dipendenti

Green pass, governo: no tamponi gratis ma deduzioni fiscali alle aziende, perché li paghino ai propri dipendenti (Foto Ansa)

Niente tamponi gratis ai lavoratori che non avranno il Green pass dopo il 15 ottobre ma aiuti alle aziende che li vogliono pagare ai propri dipendenti: è il compromesso che sta valutando il governo per evitare il caos a partire da domani, quando si potrà andare a lavorare solo se muniti del certificato verde che attesti o l’avvenuta vaccinazione anti-Covid, o la guarigione o l’esito negativo di un tampone. 

No tamponi gratis ma aiuti alle aziende

Se il leader del Pd Enrico Letta paragona i tamponi gratuito al condono per gli evasori fiscali, i sindacati, insieme a politici come Matteo Salvini e Beppe Grillo, continuano a chiederli.  

E alla fine il governo Draghi sembra propendere non per un azzeramento dei costi per le aziende che vogliano pagare i tamponi ai dipendenti, ma per l’introduzione di ulteriori deduzioni per le stesse imprese.

Incontro sindacati-Draghi

Questa mattina i sindacati, nell’incontro con il presidente del Consiglio Mario Draghi, sono tornati a chiedere che siano le aziende a pagare i tamponi ai dipendenti.

Il governo esclude di garantire la gratuità con un azzeramento dei costi per le imprese, ma sta riflettendo se rafforzare gli aiuti alle aziende, che hanno già un credito d’imposta al 30%.  

Rischio blocco venerdì 15 ottobre

Il rischio, del resto, è il caos, come hanno fatto notare alcuni presidenti di regione: l’Italia potrebbe ritrovarsi semi paralizzata dagli scioperi e dai blocchi delle categorie produttive, oltre che dalle manifestazioni annunciate in decine di città da chi si oppone al Green pass. 

I settori più a rischio sono quelli della logistica, dei porti e del trasporto merci in generale. A guidare la protesta dei portuali è Trieste, dove su 950 lavoratori il 40% non ha il certificato verde: dopo il corteo di martedì che ha richiamato diecimila persone contro il Green pass e il no deciso dei leader a qualsiasi tentativo di mediazione – respinta al mittente anche la raccomandazione del Viminale che sollecitava le aziende a mettere a disposizione tamponi gratuiti al personale, tra l’altro fortemente criticata e bollata come “un errore clamoroso” da Federlogistica – lo scenario è abbastanza chiaro.

“Se non tolgono il certificato, venerdì il blocco del porto è confermato” ripete da giorni il portavoce di portuali Stefano Puzzer. Negli altri scali, in realtà, la situazione è meno tesa, ma nessuno può dire con certezza quel che accadrà venerdì. “Il problema vero sono i trasporti – dice il leader della Uil Roberto Gulli – il 30% degli autisti è senza vaccino, si rischia il caos”.

Bisognerà poi vedere cosa accadrà nelle fabbriche e nelle grandi aziende – all’Elettrolux, dove il 23% dei 1.430 dipendenti non ha il pass è già stato annunciato uno sciopero di 8 ore – e nelle aziende del trasporto pubblico.

A Roma, ad esempio, il sindacato Orsa ha fatto dei conti: per creare problemi a metro e treni locali basta che il 5-10% del personale sia assente. E in Atac la percentuale dei non vaccinati viaggia tra il 10 e il 20%.