Province, la quadriglia dei presidenti. Per candidarsi, per protestare, si dimettono. E anche no

Pubblicato il 9 Ottobre 2012 - 13:38 OLTRE 6 MESI FA
Guido Podestà

ROMA – Quadriglia di presidenti di Provincia per candidarsi o per protestare si dimettono… e anche no. Il 9 ottobre hanno annunciato le proprie dimissioni i presidenti Pdl delle province di Milano e Napoli, Guido Podestà e Luigi Cesaro. Poi Podestà ci ha ripensato e ha detto che non si dimette più. Fatto sta che, dopo le dimissioni dei presidenti  di Biella e Asti si può parlare di dimissioni a raffica. Per candidarsi alle prossime elezioni regionali o politiche o per protestare?

Podestà, la cui gestione è appena finita nell’occhio del ciclone per i milioni spesi in consulenze esterne nonostante i 1800 dipendenti, per i catering e i pranzi di rappresentanza da migliaia di euro, per l’elenco, spesso al limite del surreale, delle attività sovvenzionate con i fondi pubblici (mostra di funghi dal vero, progetti come “vivere con la badante”, corsi di formazione tipo “come migliorare il benessere dei gatti liberi in colonia, premi internazionali quale l’MAB per la danza intitolato alla memoria di Maria Antonietta Berlusconi, sorella di Silvio) prima annuncia e poi ci ripensa: ”Credo non ci sia motivo per dare le dimissioni. Bisogna rispettare il patto con i cittadini”.

Tuttavia è lecito pensare che le dimissioni (così sostiene anche il Corriere della Sera) siano dovute alla necessità di sottrarsi al conflitto di compatibilità tra cariche per potersi presentare alle prossime politiche. SEnza contare la battaglia bipartisan contro i tagli imposti dal governo ai trasferimenti agli enti locali: una “provocazione, quindi, dimissioni per denunciare l’impossibilità di continuare a gestire i bilanci provinciali.

Nel terremoto istituzionale Pdl si è sentita forte anche la scossa provocata dall’addio di Luigi Cesaro. Oggi (9 ottobre) avrebbe dovuto fronteggiare la mozione di incompatibilità al Consiglio provinciale di Napoli. Un accoglimento della mozione significa che lo scioglimento del Consiglio sarebbe scongiurato: con le dimissioni, invece, decade il Consiglio e per Cesaro nulla osta più alla sua candidatura a parlamentare.

”Il mio è un atto – dice Cesaro – che intende testimoniare l’estrema difficoltà, se non addirittura l’impossibilità di amministrare un ente quale la Provincia, che è stato colpito da severissime e assurde misure di spending review. La determinazione dei tagli, che verranno comunicati nella prossima settimana dal governo colpirà inevitabilmente i servizi che la Provincia amministra sul territorio e le società partecipate ad essa collegate. Per il presidente si profilano solo due possibilità: o tagliare posti di lavoro e i servizi per i cittadini, o sforare il patto di stabilita’, rischiando di portare l’ente al dissesto. Alternative per me assolutamente inconcepibili visto che durante la mia amministrazione ho avuto due priorità assolute: garantire il lavoro ai nostri dipendenti ed attuare una politica finanziaria dell’ente sana, rigorosa e virtuosa”.