Basta esenzioni alla Chiesa, pagherà l’Ici dove fa “business”

Pubblicato il 24 Febbraio 2012 - 18:19 OLTRE 6 MESI FA

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ROMA – La Chiesa dovrà pagare l’Imu, perlomeno sulle attività dedite (anche solo in parte) al commercio. L’emendamento al decreto sulle liberalizzazioni prevede ”l’abrogazione immediata delle norme che prevedono l’esenzione per immobili dove l’attività non commerciale non sia esclusiva, ma solo prevalente”. La Chiesa comincerà a pagare l’imposta dal 1 gennaio 2013, ma la norma deve ancora essere regolamentata per bene.

Resta ”l’esenzione per gli immobili nei quali si svolge in modo esclusivo un’attività non commerciale”: dunque non dovranno pagare la tassa le attività come associazioni no profit e gli istituti di carità.

Secondo la nota diramata dalla Presidenza del Consiglio ”le maggiori entrate” determinate dalla nuova norma sulle esenzioni dall’Imu ”saranno accertate a consuntivo e potranno essere destinate, per la quota di spettanza statale, all’alleggerimento della pressione fiscale”.

Il governo Monti non vuole dare l’impressione che la Chiesa possa godere di privilegi: ”Si sottolinea che l’emendamento determina effetti positivi sul gettito, anche alla luce del più efficace contrasto di fenomeni elusivi ed abusi che ne deriva”.

”Tuttavia, in coerenza con il comportamento tenuto da questo Governo in casi analoghi – prosegue – non si ritiene opportuno procedere ad una quantificazione preventiva delle maggiori entrate. Queste ultime saranno accertate a consuntivo e potranno essere destinate, per la quota di spettanza statale, all’alleggerimento della pressione fiscale”.