Ici, Chiesa e Pdl a una voce: “Le scuole cattoliche non paghino”

Pubblicato il 25 Febbraio 2012 - 12:10 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Il “colpo” dell’Ici sugli immobili in parte commerciali era atteso. Se lo aspettava il quotidiano dei vescovi Avvenire, se lo aspettava il Vaticano, ne erano al corrente i politici cattolici. Che, come Pierferdinando Casini, hanno fatto di necessità virtù limitandosi a dire: “E’ giusto che tutti paghino le tasse”. Il giorno dopo il decreto, però, è quello in cui si legge nelle pieghe del testo, si cerca di capire chi pagherà davvero e quanto.

E la questione, di conseguenza, diventa subito quella delle scuole paritarie: la nuova Imu, loro, la dovranno pagare? La reazione, dal Pdl e dal mondo cattolico, è pressoché unanime: “Monti non metta le mani in tasca alle scuole”. Cambiano i toni, non la sostanza.

C’è chi, come il segretario nazionale dei Salesiani don Alberto Zanini annuncia la fine: ‘L’Imu ci obbliga alla chiusura”. ”Gia’ adesso stiamo vendendo le case di don Bosco per pagare la messa in sicurezza degli edifici, se il governo ci tartassa pure con questa imposta iniqua dovremo chiudere le nostre scuole, licenziare gli insegnanti”.

”Le scuole cattoliche – spiega don Zanini – fanno risparmiare allo Stato 5 miliardi di euro all’anno. Se devono pagare l’Imu sarebbero in gran parte costrette a chiudere. Quindi per il governo non sarebbe un un nuovo provento ma la fine di un risparmio”. Il responsabile Scuola dei Salesiani lamenta poi che nei confronti delle scuole cattoliche vi e’ una ”doppia discriminazione” in quanto ”gia’ vittime di una discriminazione: mentre l’Europa riconosce il servizio pubblico delle scuole cattoliche paritarie e paga docenti e strutture, anche negli ex Paesi comunisti, l’Italia discute se tassare preti e suore che tengono aperte le scuole. Cosi’ le famiglie sono costrette a pagare una retta per esercitare il diritto di scelta”. ”Arriviamo al paradosso – aggiunge – che le scuole cattoliche non costano nulla allo Stato e devono pagare le strutture statali. Ma quale parita’ allora tra scuole statali e cattoliche paritarie? Qualcuno conosce il principio di sussidiarieta’?”.

Sulla stessa linea anche Avvenire.  Un ”emendamento utile e che crea giuste attese”, definisce Avvenire il provvedimento del governo Monti su Ici e non-profit, esprimendo pero’ dubbi sui possibili rischi per il mondo delle scuole cattoliche. ”L’emendamento ha chiarito tutto cio’ che c’era da chiarire? In parte – scrive il quotidiano della Cei in un editoriale -. Rispetto al passato sembra cambiare poco. Per gli immobili a uso commerciale si paghera’ domani come si pagava ieri. Chi evadeva l’imposta avra’ meno scappatoie. Ma soprattutto un ente non profit, quando svolge in un suo immobile un’attivita’ solo parzialmente commerciale, paghera’ l’imposta non per l’intero immobile, ma per la parte adibita ad attivita’ commerciale”. Secondo Avvenire, tuttavia, ”alcuni, nel mondo del ‘senza fine di lucro’, potrebbero restare ancora con il fiato sospeso”. ”Il caso piu’ evidente – spiega – e’ quello delle scuole paritarie, non statali, che svolgono un servizio pubblico. Il caso evidentissimo e’ quello delle innumerevoli scuole dell’infanzia, che gia’ oggi vivono di stenti (non pochi parroci e non poche associazioni che le tengono in piedi sono allo stremo), pur essendo in molti piccoli centri l’unica realta’ a disposizione delle comunita’ locali (strumento di solidarieta’, ed esemplare applicazione del principio costituzionale di sussidiarieta’)”. ”Un’imposta in piu’ sarebbe per loro il colpo di grazia – sostiene il giornale dei vescovi -. Chi si occuperebbe di quei bambini, chi darebbe risposta abbordabilissima alle attese delle loro famiglie?”. Piu’ in generale, aggiunge, ”e’ il caso degli innumerevoli servizi che il non profit – cattolico e di ogni fede, orientamento, colore… – svolge in Italia a servizio della collettivita’. Servizi pubblici che comportano forme di ‘attivita’ commerciale’, ossia soldi che entrano ed escono, com’e’ inevitabile quando si erogano servizi”. ”La solidarieta’ e la sussidiarieta’ saranno tassate? – chiede infine Avvenire -. Sarebbe un autogol, una forma di autolesionismo tanto smaccata che neppure vogliamo pensarci”

Compatto, nel chiedere che le scuole non paghino l’Ici è anche il Pdl. Per primo parla Maurizio Gasparri: ”Le decisioni sull’Ici riguardante le attivita’ commerciali che fanno riferimento ad organizzazioni cattoliche e alla Chiesa erano attese. Ovviamente va chiarito che le attivita’ di assistenza, carita’ e istruzione hanno una finalita’ che non e’ commerciale. Sarebbe errato penalizzare chi si occupa di poveri o di educazione”.

Analoga la presa di posizione di Maurizio Lupi:  ”Saranno tassate anche solidarieta’ e sussidiarieta’? Il governo chiarisca. Sarebbe inaccettabile che un asilo nido parrocchiale, che svolge da sempre funzione pubblica, pagasse l’imu. Pensate , qualora quell’asilo chiudesse, a quali costi il comune dovrebbe fare fronte. E’ una questione di civilita’, non di privilegi’.

La questione, insomma, sembra da chiarire. La sensazione, però, è che quello delle scuole parificate sia un gradino scivoloso per Mario Monti.