Le misure forti di Monti: Ici e stretta sulle pensioni per decreto legge

Pubblicato il 27 Novembre 2011 - 10:46 OLTRE 6 MESI FA

Monti, Sarkozy, Merkel (LaPresse)

ROMA – Per far fronte alle richieste che giungono dall’Europa, nel primo consiglio dei ministri operativo convocato per lunedì 5 dicembre, Mario Monti presenterà misure forti servite probabilmente per decreto legge.

Tra le indiscrezioni che trapelano, si parla di revisione delle rendite catastali e ritorno dell’Ici sulla prima casa, o Super Imu, per 5 miliardi che andrà in parte allo Stato e in parte ai Comuni; patrimoniale sugli immobili forse a carattere temporaneo (ma nessuna patrimoniale finanziaria); un primo intervento sulle pensioni con un aumento dell’età pensionabile per le donne del settore privato, il raggiungimento di quota 97 (62 anni d’età e 35 di contributi oppure 61+36) per la pensione d’anzianità e blocco dell’adeguamento al costo della vita ; lo sblocco delle opere pubbliche già cantierabili; riduzione del cuneo fiscale sul lavoro; nuovi aumenti dell’Iva; tracciabilità dei pagamenti per combattere l’evasione fiscale.

Il professore, in un vertice interministeriale che si è svolto sabato 26 novembre a cui hanno partecipato i ministri Corrado Passera (Sviluppo), Elsa Fornero (Welfare), Enzo Moavero (Politiche Comunitarie) e Piero Giarda (Rapporti con il Parlamento), ha voluto rispondere alle critiche che vengono rivolte verso l’esecutivo sull’eccessiva lentezza delle decisioni da adottare a cui si è aggiunto anche un editoriale del Financial Times pubblicato nell’edizione del 26 novembre in cui si parla di un piano “ancora avvolto nella nebbia”.

L’annuncio dei provvedimenti giunge al termine della settimana che ha visto l’incontro tra Monti, la Merkel e Straskozy a Strasburgo e la visita dei Commissari Rehn e Barnier a Roma.

Mario Monti cerca così di fronteggiare la situazione economica che sembra più difficile del previsto. Appare chiaro agli occhi del professore, che Roma rischia di restare fuori dalla trattativa segreta tra la Merkel e Sarkozy sul futuro dell’Euro che, stando alle indiscrezioni della Bild, punta dritto a un’Europa a due velocità, quella dei paesi virtuosi che andrebbero avanti per conto loro, e un’altra più larga di paesi “cicala”, gravati da un debito insostenibile.

Che l’Italia rischi di finire in coda, lo ha detto chiaro la Merkel a Monti al vertice trilaterale di Strasburgo. Quello che si profila è una sorta di “Schengen dell’euro”, con alcuni paesi del Nord Europa che adottano da subito le nuove regole e gli altri che restano indietro. Le modifiche al patto di stabilità, sostiene la Bild, arriverebbero sul tavolo del Consiglio europeo già nel vertice dell’8 dicembre.

Spiega un ministro, che il governo Monti deve “approvare qualcosa di concreto prima del prossimo summit Ue” altrimenti l’Italia rischia di finire fuori dalla “nuova Europa”. “A questo punto – detta la linea Monti – dobbiamo accelerare per non rimanere indietro. Dobbiamo giocare il tutto per tutto per non staccarci dal treno franco-tedesco”. Da qui la decisione di inserire anche le pensioni nel pacchetto.

Come osserva una fonte di governo, l’Italia si trova oggi in una situazione simile a quella del settembre del 1996, quando Romano Prodi andò a Valencia per cercare di convincere Aznar a fare fronte comune per ammorbidire i parametri di Maastricht necessari ad entrare nell’euro. Aznar, si rifiutò di aderire alla proposta proprio come sembra fare oggi la Merkel. E l’Italia, con Azelio Ciampi allora  ministro del Tesoro, fu costretta a raddoppiare la Finanziaria per centrare l’obiettivo: da 32.500 a 62.500 miliardi di lire.

Lo stesso spettro agita oggi Mario Monti: il rischio è quello di dover somministrare una cura troppo pesante che potrebbe aggravare ulteriormente la situazione spingendo il paese verso una certa recessione.

Prima dell’incontro con i ministri, Monti ha incontrato il direttore generale di via XX Settembre, Vittorio Grilli, il ragioniere generale dello Stato Mario Canzio e il capo di Gabinetto Vincenzo Fortunato. Il quadro delle aspettative economiche sembrano essere più complicate del previsto. Se il precedente governo puntava a uno 0,6 per cento di Pil nel 2012, le nuove stime europee vedono un misero 0,1 per cento di crescita che l’anno prossimo potrebbe trasformarsi in una nuova recessione.

Per questo le speranze di Monti ora sono tutte appese alla trattativa in corso sui nuovi criteri di valutazione del pareggio di bilancio. L’Italia chiede insomma di poter modulare la manovra in base al ciclo economico. “Tutta l’area euro – spiega una fonte di palazzo Chigi – deve rivedere il concetto di deficit. Fermo restando il principio del rigore non si può non tenere conto della congiuntura. Nel rapporto tra il deficit e il Pil bisogna stimolare il denominatore, il Pil, non si può agire solo con i tagli o le tasse”.

Anche Berlusconi cercò di far digerire senza successo questo concetto a Tremonti. Ora però, il professore intende “verificare a livello europeo” quali margini ci sono per arrivare a un “nuovo approccio” di questo genere anticipando in un certo senso il blitz della coppia Merkel-Sarkozy sull’euro a due velocità attraverso la proposizione di nuovi criteri di misura del rapporto deficit/Pil e una nuova governance dell’euro che non spacchi l’Europa. Per verificare se ci fosse questa disponibilità da parte dell’intransigente cancelliera tedesca, Monti lunedì 28 novembre sarà a Bruxelles per prendere contatto con le delegazioni francesi e tedesche.