Ignazio Marino: “Romani traditi, il Pd chieda scusa”

Di Spartaco Ferretti
Pubblicato il 7 Ottobre 2016 - 17:25 OLTRE 6 MESI FA
Ignazio Marino: "Romani traditi, il Pd chieda scusa"

Ignazio Marino: “Romani traditi, il Pd chieda scusa”

ROMA – Il tempo di ascoltare quella parola, “assolto”,  che aspettava da mesi e poi subito la conferenza stampa per togliersi dalle scarpe tanti sassolini. Ce l’ha con il Pd che l’ha scaricato, l’ex sindaco di Roma Ignazio Marino, assolto per la vicenda degli scontrini, e ce l’ha soprattutto con il suo segretario Matteo Renzi che Marino individua, evidentemente, come mandante del suo siluramento politico. Chiede le scuse l’ex primo cittadino. Le pretende dal suo ex partito e poi, probabilmente, passerà anche alla cassa per chiedere risarcimenti. Spiega Marino ai giornalisti:

“Questa vicenda deve insegnare qualcosa a tutti. E’ una vicenda che è stata seguita da tutto il mondo. Ho ricevuto chiamate dall’Europa e dagli Stati Uniti, da chi ha guardato con sgomento quello che è successo nella Capitale di Italia”.

“Le scuse di qualcuno, e non sto parlando del presidente del Consiglio o dell’illuminato presidente del Pd della Capitale, richiedono una capacità di analisi una dota di umiltà e una onestà intellettuale, sono sicuro che sulla base di queste tre doti ognuno deciderà se scusarsi o no”.

Secondo Marino ad essere traditi sono stati soprattutto i romani. Nel momento dell’entusiasmo, insomma, Marino associa l’essere un cittadino onesto (dato giudiziario conclamato) e un sindaco capace (dato ovviamente discutibile). Quindi se la prende con Matteo Orfini, responsabile Pd a Roma che insieme a Stefano Esposito forzò, portando lo strappo Pd fino al notaio, le dimissioni di Marino. Orfini su Twitter ha provato a spiegare che Marino fu silurato non per la vicenda scontrini ma per la sua inadeguatezza. Una pezza, se possibile, peggiore del buco. Non a caso sul suo profilo piove di tutto: sarcasmo, titoli di giornali con vecchie dichiarazioni, insulti.

Marino, ovviamente, non ha risparmiato neppure Orfini: “Non me la sento di commentare parole che appartengono più ai libri di Collodi, con i loro personaggi, che alla realtà drammatica che questa città ha vissuto nell’ultimo anno”.