Il dossier su Di Pietro che il tribunale nasconde

Pubblicato il 10 Marzo 2010 - 12:00 OLTRE 6 MESI FA

da: Il Giornale

Se a pensar male si fa peccato, le premesse per peccare ci sono tutte. L’oggetto dei cattivi pensieri è ancora una volta Antonio Di Pietro e la corposa informativa, depositata agli atti del processo d’appello sul Banco Ambrosiano, sul misteriosissimo blitz che da pubblico ministero a Bergamo si ritrovò a fare nel 1984 alle Seychelles nel tentativo di catturare il faccendiere Francesco Pazienza, latitante nell’isola dell’oceano Indiano. La storia è nota, gli interrogativi pure. Cosa ci facesse dall’altra parte del mondo il Di Pietro magistrato nelle vesti del Di Pietro detective, non s’è mai capito. Così come nel mistero è avvolta l’attività di segugio di Tonino in costume da bagno (sconosciuta persino al procuratore capo di Bergamo) che a chiunque, persino in spiaggia, chiedeva notizie del creatore del Supersismi nascosto laggiù. Quanto poi alle allusioni di Pazienza sui rapporti di Tonino con i Servizi e alla circostanza che il futuro eroe di Mani pulite deve la vita al faccendiere che lo salvò dai sicari dell’intelligence locale, Di Pietro ha sempre svicolato. Ecco perché, forse, sarebbe stato interessante dare una sbirciatina a quel rapporto, cui si fa esplicito riferimento nella sentenza sull’Ambrosiano, vista anche quella frase riportata da uno dei tanti magistrati che si sono occupati del crac: «Si trattò di indagini irrituali di un allora sostituto procuratore della Repubblica».
Incuriosito dal riferimento a Pazienza e dagli ampi servizi che il Giornale ha dedicato al giallo delle Seychelles, l’avvocato Gianfranco Lenzini, storico difensore dei piccoli azionisti dell’Ambrosiano, nell’interesse dei suoi assistiti s’è recato come sempre in archivio a prendere copia dell’atto. Ma per la prima volta…

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