Il figlio del senatur Riccardo Bossi si racconta: “Mio padre per me è un supereroe”

Pubblicato il 23 Febbraio 2010 - 15:39 OLTRE 6 MESI FA

Riccardo Bossi

Riccardo Bossi, il figlio che il leader della Lega ha avuto dalla prima moglie Gigliola Guidali, si confessa in un’intervista al Settimanale “A” ripresa dal Corriere della Sera. Il primogenito del senatur è pilota di rally e per iniziare racconta di come ha ricevuto nel marzo del 2004 la notizia del padre colpito da ictus: «Mi hanno avvertito che papà stava male e sono corso in ospedale. Appena arrivato, il primario mi ha messo la mano sulla spalla e mi ha detto: “Non credo che ce la farà”. Io mi sono sentito disperato. Dovevamo dirci ancora tutto, non avevamo mai avuto né il tempo né il coraggio. All’improvviso mi sono reso conto che forse quel tempo non ci sarebbe mai stato. Papà ha sempre vissuto con l’acceleratore a tavoletta. Io so che chi fa così rischia. Però per me era un supereroe, era immortale».

Per il figlio Riccardo il leader e fondatore della Lega nord è un mito e la sua assenza un tormento da nascondere con pudore come scrive Andrea Greco sul Corriere.

La prima domanda è sul Bossi  nonno, accusato di essere un nonno distratto che non vede mai la nipote Lavinia. Riccardo Bossi spiega: «Io non ho mai detto nulla di simile. Saranno state piuttosto parole di mia moglie. Noi ci vediamo spesso ed è affettuoso con mia figlia. Anzi oggi è il terzo compleanno di Lavinia. Le ho comprato una biciclettina di Hello Kitty, ma quei maledetti del negozio me l’hanno data smontata e ci vuole una laurea per montarla».

Racconta il figlio di Bossi a proposito della laurea: «Io sono iscritto a economia. Mi manca qualche esame. A dire la verità me ne mancano più di dieci»Malgrado ciò, Riccardo Bossi è stato assistente di Speroni, europarlamentare a Bruxelles, tra  polemiche e  accuse di nepotismo: «Hanno voluto attaccare la Lega. È assurdo che mi venga vietata ogni esperienza solo perché ho un cognome importante. E poi quando è scoppiato il caso sono tornato a casa».

Il fratello di Riccardo è Renzo, noto alle cronache per aver ripetuto l’esame di maturità quattro volte. Renzo  ha dovuto lasciare un incarico all’Expo di Milano, missione affidatagli dal padre. A tal proposito Riccardo Bossi dice: «È mio padre che decide chi deve andare nei posti e perché. Avrà le sue ragioni. Non sono certo io che discuto le sue decisioni». Però, aggiunge, in casa Berlusconi il primogenito guida Mediaset e «a casa sua ognuno fa come gli pare».

Nel 2007 stava per partire per l’Isola dei famosi, poi tutto si fermò. Suo padre disse “Sull’Isola ce lo mando a calci”. «Papà scherzava. Partecipare a un reality comunque, più di un’idea mia, era una pensata di mia moglie. Era molto attratta dal mondo della televisione. Frequentava Lele Mora. Diciamo che è un periodo chiuso».

La moglie si chiama Maruscka Abbate e quattro anni fa ha sposato Riccardo. Lei è una bella ragazza di origine siciliana e la sua passione è lo shopping. Riccardo ogni tanto l’ha dovuta difendere: «Una sera, a un semaforo, ci affiancano tre sbarbati su una Mini. Uno di loro, guardando mia moglie, ha espresso un commento un po’ particolare. Io mi sono infastidito, e ho voluto subito confrontarmi con lui». Ah, e che commento aveva fatto di preciso? «Aveva detto alla Maruscka: “Guarda che bella faccia da zoccola”. Il semaforo dopo l’ho tirato giù dalla macchina facendolo passare dal finestrino: gli ho dato una compilation di schiaffoni. L’ho picchiato come un tamburo. Gli amici? Muti. Sono rimasti immobili. È stata l’ultima volta che le ho date a qualcuno, però io sono uno che non te le manda a dire. Se ho voglia di mollare un ceffone, lo mollo».

Ogni tanto è stata sua moglie a farlo arrabbiare molto. «Un paio di anni fa ha fatto una puttanata. Ha organizzato una paparazzata con un tronista per finire sui giornali. Mi ha fatto imbestialire. Ti fai una storia? Allora nasconditi. Sei fedele? Allora lascia perdere questa pubblicità».

Il figlio del senbatur si è sposato giovane, a soli 26 anni. «Quando ho deciso la data delle nozze ho avuto uno scontro con mio padre. Mi diceva che non c’era fretta. Aveva ragione». «Mio padre e mia madre: quando si sono conosciuti lui ne aveva ventinove. Dodici più di mamma, che era ancora minorenne. Faceva la commessa a Gallarate, da un grossista di materiale elettrico. Lui abitava vicino, a Cassano Magnago. Un giorno l’ha vista scendere dalla corriera. Tanto ha fatto che alla fine è riuscito a conoscerla. Papà all’epoca aveva una Alfa Romeo coupé due posti di cui ancora parla. A Gallarate la conoscevano tutti. Deve averlo aiutato a far colpo parecchie volte».

Della prima infanzia, Riccardo Bossi racconta: «Mi ricordo le gite in bici, e le settimane bianche a Livigno. D’estate qualche volta siamo andati al mare, ma mai più a Sud della Toscana. Lui però lavorava sempre. Eravamo in settimana bianca. Io avrò avuto cinque anni e mi sono svegliato: l’ho visto alla scrivania, avvolto nel fumo azzurrino delle Camel. Aveva appena finito di disegnare uno dei primi poster della Lega e me l’ha mostrato tutto contento: c’era l’Italia con al Nord una gallina che scodellava uova d’oro in un canestro messo all’altezza di Roma. Bellissimo».

A proposito della separazione dei genitori Riccardo racconta: «Ero troppo piccolo. Dopo poco però mia madre ha iniziato a gestire discoteche in giro per l’Italia e io l’ho seguita. Nelle discoteche di mamma ho conosciuto un sacco di ragazze. Anche la prima con cui ho fatto l’amore: eravamo a Finale Ligure: si chiamava Pamela. Lei aveva 17 anni, io 14. Ho sempre cercato quelle un po’ più grandi, le navi scuola. Hanno qualcosa da insegnarti. Nei locali mi sono divertito, però ora non li sopporto più. Forse perché ho visto la vita che ha fatto mia madre per tirare avanti. Negli ultimi anni era sfinita».

Figlio e padre hanno litigato per le auto: « Per comprarle spendevo, anche quello che non avevo. Facevo rate e cambiali. Per fortuna mi copriva zio Franco, il fratello di papà, che ha un negozio di autoricambi a Fagnano Olona. Mi regalava anche qualche pezzo».

Della sua infanzia ricorda: «Certe cose però mi sono mancate. Quando giocavo nel Varese calcio avrei voluto che mio padre mi venisse a vedere più spesso. Pazienza. Però un po’ ne ho sofferto. Adesso comunque, dopo la malattia, le cose proprio sono cambiate». Dopo l’ictus «non abbiamo più paura. C’è meno distanza. Abbiamo persino imparato ad abbracciarci».

L’ultima domanda riguarda il film preferito: «Mi piacciono i film belli. Cioé, i capolavori, Magari con quello là con il ghigno. Il Jack Nicholson. Il mio film preferito è italiano. Si intitola Mio fratello è figlio unico. Ecco, sembra che l’ho detto apposta, invece io col Renzo vado d’accordo. È un bravo ragazzo».