Il Pd attacca la manovra, Bersani: “Da Berlusconi solo balle, se non gli piace la Costituzione se ne vada”

Pubblicato il 19 Giugno 2010 - 15:30 OLTRE 6 MESI FA

“Questa manifestazione non è la fine della nostra mobilitazione ma l’inizio. Oggi comincia la campagna d’estate sui temi sociali e democratici”. Pier Luigi Bersani, è a Roma, al Palalottomatica, per una giornata contro la manovra finanziaria. Il leader del Pd chiama a rapporto i sostenitori del partito, disegna un Pd fatto di “mani, piedi, cuore e testa dentro i problemi della società e della gente comune”, un “grande partito popolare”. Poi Bersani attacca duramente la manovra di Tremonti, “2380 commi senza uno straccio di idea”, attacca Silvio Berlusconi dicendo: “se a Berlusconi non piace la Costituzione, allora se ne vada a casa”.

Se a Berlusconi non piace la Costituzione vada a casa. “Berlusconi ha giurato sulla Costituzione e quell’articolo uno non si può cambiare – dice Bersani – non è a disposizione di nessuno e se non gli piace vada a casa. Berlusconi chiede sempre più potere ma questo messaggio porta il paese al disastro”.

“La teoria di un uomo solo al comando non ci ha portati mai da nessuna parte – aggiunge Bersani – Ha risolto i problemi suoi, non quelli degli italiani. La loro è una macchina tarata per fare consenso non per governare. Non riesce ad affrontare i problemi, a guardarli in faccia come abbiamo fatto noi stamattina. Ma noi non permetteremo che una crisi sociale acuta porti acqua al mulino della crisi democratica, al cancro dell’antipolitica e dell’antistato”.

Manovra. “Mai avuto un serio dibattito sulla crisi – afferma il leader Pd – E’ paradossale, in due anni non c’é mai stato un pubblico dibattito sul che fare, nessun confronto”. Bersani lamenta il decreto approvato in “nove minuti e mezzo” dal consiglio dei ministri “di 150 pagine con 2380 commi”. “Meno male – commenta Bersani – che Berlusconi si presenta come il grande semplificatore e criticava Prodi per la lunghezza dei suoi provvedimenti”. “Sono 2380 – aggiunge Bersani – senza uno straccio di idea, senza una sintesi, senza una direzione di marcia”.

“Come si fa a chiamare riforma i tagli alla scuola e all’istruzione?” si chiede Pier Luigi Bersani e parla di “botta micidiale” verso il mondo della scuola al punto da affermare che “oggi l’eroe dei tempi moderni è l’insegnante nelle periferie delle città “.

“Con questa manovra danno la pistola agli enti locali – aggiunge – perché sparino loro e sparino non alle quaglie ma al popolo. Oggi abbiamo capito cosa ci perde un insegnante, un operaio e un poliziotto e abbiamo capito cosa ci perde Berlusconi: zero”. Bersani definisce la manovra “depressiva, sbagliata, che non ha niente per la crescita. E’ una manovra che non ha un’idea e dopo qualche mese saremo da capo dopo una botta ai redditi medio bassi e agli investimenti”. Una manovra “zoppicante perché da quando Tremonti si è convertito alla lotta all’evasione, la Ragioneria gli ha consentito di contare già in entrata i soldi che entreranno. E’ un pilastro virtuale ma se casca il pilastro casca anche la casa, cioé la manovra. E la casa è traballante perché prevede soldi che vedranno con il binocolo”.

“Ma quante volte dobbiamo dirci liberali prima di toccare un petroliere? Ma quanti turni devono fare gli operai perché si possa toccare un petroliere?”. Il segretario del Pd parla della necessità di riforme e precisa: “farle vuol dire disturbarsi un po’ tutti. Vuol dire uno sforzo collettivo dove chi ha di più deve dare di più”. Secondo Bersani la strada da percorrere è quella di “guardare in faccia la crisi e superare parzialità, corporativismi”.”Occorre – insiste – uno sforzo collettivo coesivo che si basa su un principio semplice ed equo: chi ha di più deve dare di più. Noi – osserva Bersani – abbiamo un’altra idea di politica economica, un’altra visione dell’Italia”. Bersani evoca poi le dichiarazioni di Tremonti sulla globalizzazione con battute: “dice che va rallentata la globalizzazione, e allora, rallentala te? Come fai, con l’ampolla di Bossi versata nel Pacifico…?(risata generale). Dice che bisogna regolare la globalizzazione. Bene, ma come lo fai? Con Dio, patria e famiglia? Ci chiudiamo così?”. “Ci vuole – sostiene il segretario del Pd – più Europa, non l’Europa dei governi ma ci vuole una Europa federale con un sistema di vigilanza sui mercati, un coordinamento delle politiche fiscali, tasse sulle transazioni finanziarie, piano europeo per il lavoro e apertura del mercato interno europeo”. “Non possiamo andare avanti – conclude Bersani – solo con le esportazioni”.

“Noi non siamo degli arruffapopoli ma un partito di governo, provvisoriamente all’opposizione. Noi facciamo delle proposte per spostare i pesi di questa manovra perché se c’é qualcosa da mandare giù, la si mandi giù tutti”. E’ la filosofia con la quale il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha illustrato, dal palco del Palalottomatica, gli emendamenti del Partito Democratico alla manovra. “Noi abbiamo le nostre proposte – ha detto Bersani – sono loro che non consentono al Parlamento di lavorare se non sui loro decreti. Ma se queste proposte non passeranno alcune diventeranno leggi di iniziativa popolare e occasioni di mobilitazione”. Tra gli emendamenti del Pd, ci sono meccanismi per rafforzare la tracciabilità dei pagamenti “e visto che la hanno reintrodotta dopo due anni Berlusconi e Tremonti dovrebbero pagare personalmente la differenza”. Il Pd propone, tra l’altro, la soppressione delle Province nelle città metropolitane, la cancellazione delle norme in deroga sugli appalti, “la rivisitazione – ha incalzato Bersani – di alcune opere, in primis il ponte sullo stretto”, la centralizzazione degli acquisti della pubblica amministrazione. Tra gli emendamenti anche “proposte a costo zero per la crescita: “si discuta – ha affermato il leader Pd – di flessibilità del lavoro, ma le nostre proposte sul gas come sui carburanti o sulle banche danno fastidio a molti ma tutti devono portare un po’ di peso di questa crisi”. Quanto alla riduzione dei costi della politica Bersani chiede di accelerare sulla riduzione del numero dei parlamentari: “noi abbiamo già presentato le nostre proposte e i questori della Camera sono già al lavoro sull’idea di fare una Maastricht dei costi della politica”.

Intercettazioni. “Dicono che stanno riflettendo, bene. Vuol dire che hanno capito che vanno sul duro ma attenti, loro fanno così: fanno alt, non trovano la quadra e si rimettono l’elmetto e via con i voti di fiducia…”. Così il segretario del Pd Pier Luigi Bersani fotografa la situazione attuale sul controverso ddl intercettazioni ora all’esame della Camera. “Finora – osserva Bersani alla manifestazione al Palalottomatica sulla manovra – hanno messo oltre 30 voti di fiducia e 50 decreti. Siamo a circa un voto di fiducia alla settimana di lavoro in Parlamento. Ma il Parlamento è il luogo della libertà di tutti e se si zittisce quel luogo non c’é più libertà per nessuno”. A parte la preoccupazione per il ritorno ad un voto di fiducia anche alla Camera sul ddl intercettazioni, Bersani ricorda che “se non ci fossero state le intercettazioni non avremmo saputo niente delle ‘cricca’ e della ‘banda delle ville del Brenda’”. “Noi – conclude Bersani – non ci stiamo al bavaglio all’informazione e ai limiti al lavoro della magistratura”.

Pd. “Siamo una delle più grandi forze progressiste europee. Dobbiamo essere più forti delle nostre debolezze perché la gente ha bisogno di noi”. E’ l’impegno che il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha rivolto al suo partito e alle forze di opposizione, chiudendo la manifestazione contro la manovra al Palalottomatica. “La maggioranza – ha attaccato Bersani – ha divisioni profonde, cercherà di rilanciare, di essere più aggressiva e di nascondere i problemi con il frastuono ma questa volta questi meccanismi che conosciamo rischiano di innescare frustrazione e rabbia potente”. Il Pd, incalza il segretario, “deve trasformare questa rabbia e questa indignazione in energia positiva e in possibilità di cambiamento”. I prossimi mesi “saranno difficili ma noi dobbiamo prendere un impegno: ci rimanesse anche un solo euro dobbiamo andare dai più deboli e dai più esposti”.

Lega. “Messaggio a Pontida: con il Và pensiero o tifando Paraguay non si mangia mica né fai il federalismo. La Lega è dura con gli inni e le squadre di calcio ma poi con il miliardario e suoi conflitti di interessi e un po’ mollacciona”. Così dal palco della manifestazione del Pd, il segretario Pier Luigi Bersani, si rivolge al Carroccio.

Apicella. “I miracoli dei rifiuti di Napoli in quale discarica sono finiti? Quale imprenditore ha mai detto che l’articolo 41 limita la libertà di impresa? Dal governo arrivano solo balle, le mille bolle blu che nella versione di Apicella sono diventate le mille balle azzurre”. Così il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, ha ironizzato dal palco del Palalottomatica, attaccando il governo su “annunci e promesse che poi non realizza”.