Il Pd in piazza, Berlusconi in salumeria. E Napolitano: “Un momentaccio”

Pubblicato il 11 Dicembre 2010 - 12:43 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi

Il Pd affila le armi e scatena la piazza nel tentativo di dare la spallata a Silvio Berlusconi. Il Cavaliere, dal canto suo, non sembra preoccuparsi granchè. Prima che il sole sorga affida ai Promotori della Libertà la sua catechesi antifiniana, poi se ne va a passeggio per Milano ( distanza di sicurezza dal corteo capitolino del Pd) e in compagnia dei fedelissimi Ignazio La Russa e Michela Vittoria Brambilla si concede una sosta ristorante in una rinomata salumeria del centro.

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano pensa ai giorni che gli si presentano e ammette: “E’ un momento difficile”. Ne parla col presidente austriaco Heinz Fischer che gli mostra il “bicchiere mezzo pieno” della faccenda. Almeno la situazione è “interessante”. E Napolitano concede: “Diciamo che non ci si annoia”.

Il Pd porta la gente in piazza con un programma ambizioso: ricordare che “l’Italia non è in vendita”, chiedere che Silvio Berlusconi se ne vada a casa e gli subentri un “governo di responsabilità nazionale”. Tre speranze che qualsiasi bookmaker quoterebbe in difficoltà crescente.

I cortei saranno due ed arriveranno a piazza San Giovanni dove parlerà Bersani. Ospite il leader Idv Antonio Di Pietro e bigliettino natalizio anche dall’alleato forse e scomodo sicuramente Nichi Vendola. Un dettaglio: i cortei saranno due. Così nessuno si illude sull’unità del partito. Ci sarà il Popolo Viola e ci saranno gli “effetti speciali” come la neve finta. Merito dei lavoratori dello spettacolo, “potati” da Bondi e Tremonti, che si uniscono al corteo. Coreografia garantita, numeri anche, risultato politico assolutamente no.

Berlusconi ci mangia su e si dice “stupito” dall’inchiesta della procura di Roma sulla compravendita dei voti. La notizia è che non ha insultato i magistrati. Ai finiani non è andata altrettanto bene. Dopo il lunch break, infatti, il premier riprende a snocciolare le sue tesi: “Spero che molti di loro – dice riferendosi parlamentari del Fli – cambino idea e ci ripensino per potersi poi guardare allo specchio senza vergognarsi”.

”Noi siamo avanti nel bipolarismo – ha aggiunto il premier – chi vota contro la maggioranza crea una prospettiva politica che non ha futuro, tranne allearsi con la sinistra che è esattamente il contrario di quello per cui aveva ricevuto il mandato della sua elezione”.

Napolitano, invece, osserva. Aspetta il 14. Se il governo cade (possibilità in lieve ribasso viste le fratture anche nel Fli) l’aria si farà pesante. Cercherà di fare il suo mestiere, il presidente della Repubblica. Qualcuno dovrà spiegarlo alle parti in causa che cercheranno di ridurlo al ruolo di notaio. Il “chissenefrega” di Denis Verdini è l’esempio più vivido dell’aria che tira. Non certo un capolavoro di senso istituzionale. Ma è quello che passa oggi il convento della politica.