Immigrazione, “Soldi per i rimpatri”: e scoppia la polemica

Pubblicato il 27 Marzo 2011 - 08:47 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Mandare a casa gli immigrati con 1500 euro in tasca, cacciarli a pedate, addirittura c’è chi propone di usare il mitra. Scoppia la polemica nel governo dopo la proposta del ministro degli esteri Franco Frattini di mettere a disposizione una ‘dote’ di 1500 euro per ogni immigrato tunisino che accetti volontariamente di rientrare nel suo paese.

”Ma che pagare, io non gli darei niente, li caricherei e li porterei indietro” tuona Umberto Bossi sottolineando che non solo bisogna trattare i migranti da clandestini , ma che, se pure tornassero, l’obbligo del governo sarebbe quello di spedirli di nuovo nel loro paese.

”Un’idea assurda, non so a chi possa essere venuta, tornerebbero tutti indietro per prendere altri 2.500 dollari”, lo spalleggia Roberto Calderoli.

La linea dura con gli immigrati tunisini trova un inaspettato alleato in Pierferdinando Casini. ”Abbiamo sempre detto che i rifugiati, quelli che scappano dai paesi in guerra, vanno accolti – sottolinea il leader dell’Udc – I tunisini non mi pare invece siano a rischio e vanno rispediti al mittente”.

Il leader della Lega boccia anche la proposta del Pd di un ministero dell’Immigrazione: ”Ci penso io e vedete che va tutto a posto” dice ai cronisti.

In realtà l’uscita del Senatur, che ha parlato con il ministro dell’Interno Roberto Maroni, più che ad aprire uno scontro nel governo sembra volta a garantire l’elettorato del Carroccio che la Lega non mollerà su questo fronte. E, soprattutto, che i migranti che in queste ore stanno sbarcando a migliaia a Lampedusa non andranno nelle regioni del nord.

Prima di Bossi , il vice presidente dei senatori Sandro Mazzatorta aveva gia manifestato il nervosismo della Lega: il rimpatrio volontario assistito annunciato dal ministro Frattini, aveva detto, è ”un obiettivo da noi condiviso ma a condizione che per la realizzazione di questo progetto siano utilizzati esclusivamente i soldi del fondo dell’Unione europea”.

Poco prima, però, era arrivato il comunicato congiunto Farnesina-Viminale in cui si precisava che i costi per l’operazione rimpatrio non sarebbero ricaduti sulle finanze italiane. ”Uno stato può anticipare” i fondi, ha spiegato infatti Frattini, ma ”il rimborso finale spetta alla Commissione europea che dispone di un fondo europeo ad hoc”.

”I programmi – conferma la nota – saranno attivati solo in presenza di un finanziamento integrale da parte dell’Ue”. Ma l’offerta dell’Italia per fermare l’ondata di migranti, non riguarda solo i rimpatri assistiti.

Nell’incontro di ieri a Tunisi, Frattini e Maroni hanno infatti messo sul piatto un consistenze pacchetto di aiuti. ”Da un lato abbiamo offerto un sostegno per il bilancio del paese, con una linea di credito da 95 milioni – sottolinea il titolare della Farnesina – E dall’altro abbiamo predisposto un pacchetto di aiuti che incida sui settori che hanno un valore aggiunto, a cominciare dalle piccole e medie imprese”.

Inoltre l’Italia è pronta a dare ”fuoristrada, motovedette e radar” per un aiuto complessivo di ulteriori 70 milioni. Tutte mosse che l’opposizione contesta. ”Abbiamo una politica dell’immigrazione che, ostruendo i canali di quella legale, genera clandestinità e produce insicurezza – critica il presidente del Copasir Massimo D’Alema -Serve perciò una profonda rivoluzione delle politiche con cui si decide chi può rimanere in Italia”.

D’Alema avanza anche una proposta: considerare ”tutti rifugiati” i 20mila arrivati in questi primi mesi dell’anno dal nord Africa. ”Accogliamoli regolarmente e poi negoziamo il rientro in patria, anche semmai assistito da noi, dal punto di vista economico”.

Anche perché vedere quanto sta accadendo a Lampedusa non è degno di un paese civile. ”A volte – è la spiegazione del presidente del Copasir – viene persino il sospetto che la visione di tutta quella gente ammassata li’ non dispiaccia per ragioni propagandistiche. Se li avessero accolti decentemente non si sarebbero neanche visti. Ma poi magari non si poteva fare propaganda”.

Contro l’idea di favorire i rimpatri con il versamento di una piccola somma si scaglia il presidente del Pd Rosy Bindi, secondo la quale si tratta di ”un obolo insufficiente e offensivo”.