Caos finito, l’Imu resta tosta. Due rate: una dolce, l’altra salata

Pubblicato il 2 Aprile 2012 - 20:42 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Due rate: una “dolce” a giugno, e una “salata” a dicembre.  L‘Imu, la tassa sulla casa che prende il posto della vecchia Ici, promette di essere un amaro regalo di Natale per gli italiani. Un emendamento al dl fiscale  depositato alle Commissioni Bilancio e Finanze del Senato prevede infatti che  l’acconto di giugno dell’Imu si pagherà con ”le aliquote di base e la detrazione” già fissata per la prima abitazione. Ovvero senza sanzioni e interessi e soprattutto senza che i Comuni abbiano ancora stabilito le loro regole per incassare.

”Per l’anno 2012 il pagamento della prima rata dell’imposta municipale propria – si legge nell’emendamento  – è effettuato, senza applicazione di sanzioni ed interessi, in misura pari al 50% dell’importo ottenuto applicando le aliquote di base e la detrazione previste”. Mentre la seconda rata ”è versata a saldo dell’imposta complessivamente dovuta per l’intero anno con conguaglio sulla prima rata”.

Per la stangata comunale, invece c’è tempo fino a settembre.  Entro il 31 luglio 2012, infatti,  il governo provvederà ”sulla base del gettito della prima rata” dell’Imu ”alla modifica delle aliquote” e ”della detrazione”, per assicurare il gettito previsto. Poi i Comuni avranno tempo fino al ”30 settembre 2012, sulla base dei dati aggiornati”, per deliberare il loro regolamento relativo alle aliquote.

Significa che, a dicembre, ogni Comune potrà decidere che aliquota applicare, con una forbice che va tra il 4 e il 7 per mille per le prime case. Con il rischio, concreto, che l’Imu diventi particolarmente pesante soprattutto nelle grandi città, da Milano a Roma, da Firenze a Torino.

Se sulla prima casa di proprietà i Comuni possono spaziare con le aliquote, tra il 4 e il 7 per mille è soprattutto sulle seconde case, con qualche sostanziale distinguo tra seconde case sfitte e seconde case affittate,  che si attendono stangate, fino al 10,7 per mille. A Milano per esempio la convinzione è quella di lasciare per l’abitazione principale l’aliquota al 4 per mille, con tentazione del cinque. Per le case sfitte invece si parla di un 10,6 per mille. Per quelle affittate a canone concordato invece si parla di un 4,6 per mille, mentre quelle affittate a canone di mercato l’aliquota potrebbe essere del 9,6 per mille. Anche Firenze sarebbe orientata sull’aliquota al 4 per mille per le prime case. E poi 10,6 per mille per le case sfitte e 9,6 per tutte le altre abitazioni.

Ma ci sono i Comuni con i conti più in rosso, come Roma. Qui il Comune potrebbe decidere il 6 per mille per l’abitazione principale e il 9,6 (o 10,6) per tutto il resto. A Torino invece per la prima casa si pensa al 5 per mille e al 9,6 per mille per tutte le altre abitazioni.