Inchiesta Grandi Eventi. Dalle manette alla cricca all’indagine sul card. Sepe

Pubblicato il 20 Giugno 2010 - 19:41 OLTRE 6 MESI FA

magistrati toghePiccoli e grandi favori, case a prezzi più bassi, lavori di ristrutturazione gratuiti, appalti milionari: l’inchiesta Grandi Eventi partita da Firenze ora sfiora anche il Vaticano.

A originarla fu il filone delle indagini sull’urbanizzazione di un’area alla periferia di Firenze e con il passare di mesi ha coinvolto la Protezione civile, funzionari pubblici, politici, imprenditori e ora anche il cardinale Crescenzio Sepe.

Il giudice per le indagini preliminari di Firenze ha definito  questo schema di agevolazioni un ‘sistema gelatinoso’. I primi arresti per l’inchiesta sui Grandi eventi sono scattati il 10 febbraio scorso quando, con l’accusa di corruzione, su ordinanza del gip di Firenze, sono finiti in carcere il presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, Angelo Balducci, il provveditore alle opere pubbliche della Toscana, Fabio De Santis, un funzionario del dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo, Mauro Della Giovampaola, e l’imprenditore Diego Anemone.

Fra gli altri indagati, anche il capo della protezione civile, Guido Bertolaso, e il coordinatore del Pdl Denis Verdini. Subito dopo gli arresti, la parte principale dell’inchiesta é stata stramessa a Perugia, per competenza. Sabato 29 giugno, a quattro mesi di distanza, i magistrati umbri hanno notificato avvisi di garanzia al cardinale Crescenzio Sepe e all’ex ministro Pietro Lunardi. Nel frattempo le indagini perugine avevano portato a richieste di arresto – respinte dal gip – anche per l’ex commissario dei mondiali di nuoto a Roma Claudio Rinaldi, per il commercialista Stefano Gazzani e l’architetto Angelo Zampolini. Conseguenza delle indagini perugine, anche le dimissioni, il 4 maggio, del ministro Claudio Scajola (non indagato) che, secondo i magistrati, sarebbe proprietario di una casa, con vista sul Colosseo, pagata anche grazie ad assegni riferibili ad Anemone.

Proprio su una lista di lavori eseguiti dalle aziende dell’imprenditore si è concentrato a lungo il lavoro dei pm. Vicende legate all’affitto o all’acquisto di case e palazzi avrebbero coinvolto, secondo la procura di Perugia, anche Bertolaso, Lunardi e il cardinale Sepe. Quest’ultimo fino al 2006 è stato alla guida di Propaganda Fide, dicastero della Santa Sede che gestisce un ingente patrimonio immobiliare. Secondo i magistrati, Bertolaso sarebbe stato ospite di una casa di Propaganda Fide, mentre Lunardi ne avrebbe acquistata uno a prezzo di favore. I magistrati sospettano che alcune operazioni di gestione del patrimonio di Propaganda Fide possano essere state funzionali a scambi di favori e interessi, che coinvolgerebbero anche Anemone e Balducci. Intanto, anche la procura di Firenze ha continuato a indagare.

Nell’ambito dell’indagine sull’appalto scuola marescialli, il 4 marzo il gip ha firmato nuove ordinanze di custodia cautelare per De Santis e Balducci, e ha ordinato gli arresti dell’imprenditore Francesco Maria de Vito Piscicelli e dell’avvocato Guido Cerruti, respingendo invece la richiesta di carcere per l’imprenditore fiorentino Riccardo Fusi. Il 15 giugno, per Balducci, De Santis e Cerruti si è aperto a Firenze il processo con rito immediato (Piscicelli ha optato per l’abbreviato, prima udienza a settembre). Ma è stata una falsa partenza. Cinque giorni prima, la Cassazione aveva chiesto il trasferimento degli atti a Roma. L’ultima parola sulla competenza territoriale la dirà il tribunale di Firenze: il 6 luglio deciderà se il filone fiorentino deve rimanere in Toscana o traslocare a Roma, dove la procura ha già aperto un fascicolo.