Schifani-Fini: “I tagli alle indennità si faranno”

Pubblicato il 11 Dicembre 2011 - 21:09 OLTRE 6 MESI FA

ROMA, 11 DIC – Basta con le polemiche sugli stipendi della 'casta'. E basta parlare di ripensamenti, rinvii o ritardi. Le indennita' dei parlamentari italiani saranno adeguate in tempi brevissimi a quelle europee. Il Parlamento e' consapevole della necessita' di dare l'esempio in un momento di crisi come questo. E fara' la sua parte. I presidenti delle Camere, Renato Schifani e Gianfranco Fini, prendono posizione con una nota congiunta e puntano il dito contro il polverone sollevato oggi dai giornali che- dicono – ''non corrisponde al vero''.

Ieri, infatti, ricordano alcuni deputati tra cui Michele Ventura (Pd), non c'e' stato alcuno slittamento della norma sulle indennita' dei parlamentari inserita dal governo nel decreto 'salva-Italia'. Ne' un ripensamento. Semplicemente, ribadisce Giancaludio Bressa (Pd) scandendo le parole, la commissione Affari Costituzionali della Camera ha dato un parere negativo su tale articolo perche' era stato ''scritto male''. Il governo cioe' non avrebbe dovuto anticipare in un decreto l'intenzione di intervenire con un altro decreto nel caso in cui la commissione guidata dal presidente dell'Istat, Enrico Giovannini, non avesse depositato entro il 31 dicembre 2011 il suo studio comparativo sulle indennita' dei parlamentari in Europa.Uno studio propedeutico alle decisioni da adottare. Tale formulazione, osserva ancora Bressa, non poteva ''che venire dichiarata incostituzionale'', come e' avvenuto.

Cosi' la norma dovra' essere riscritta. E, anzi, spiega uno dei relatori della manovra Pier Paolo Baretta (Pd), potrebbe venire addirittura ''rafforzata''. Nel comma 7 dell'articolo 23 del testo, infatti, non veniva fissata alcuna data entro la quale il Parlamento sarebbe dovuto intervenire per adeguare lo stipendio di deputati e senatori a quello dei colleghi europei. Nell'emendamento che i relatori potrebbero presentare gia' domani mattina (ma che probabilmente verra' recepito nel maxi-emendamento del governo che si da' sempre piu' per probabile) si potrebbe addirittura indicare che entro 30 o 60 giorni dall'entrata in vigore del Dl, le Camere dovranno intervenire sulla materia.

''Siamo indisponibili a difese corporative'', avverte il leader Udc Pier Ferdinando Casini, pertanto gli adeguamenti ci saranno ''nei tempi previsti dal decreto''. In piu', tranquillizza Baretta, la commissione Giovannini probabilmente consegnera' il suo studio entro il 31 dicembre, cosi' come previsto: ''Nessuno ha chiesto rinvii – precisa il relatore – ne' si ha intenzione di concederne''.

E poi, osservano esponenti della maggioranza tra cui Nino Lo Presti (Fli), i costi della politica non sono solo quelli che riguardano i parlamentari. Ci sono direttori generali di ministeri, ad esempio, che ''guadagnano il doppio di noi''. Cosi' la 'casta' si ribella all'attacco dei media giudicandolo ''falso'' e ''non veritiero''. Prima di parlare di queste cose, afferma Ventura, i giornalisti ''farebbero bene a leggersi le carte''. ''Basta menzogne dai media'', rincara la dose Lucio Malan (Pdl). Dai quotidiani, aggiunge Guido Crosetto (Pdl), sono arrivate ''informazioni false''. E proprio Crosetto firma un emendamento alla manovra per far si' che gli stipendi dei parlamentari, adeguati agli 'standard' europei, diventino il ''parametro'' per tutte le altre retribuzioni della Pubblica Amministrazione. In questo modo, per Francesco Nitto Palma (Pdl), si dimostrera' come al di la' della ''propaganda'', gli 'eletti dal popolo' prendano meno di molti ''manager pubblici''.

La realta', ipotizza Piergiorgio Stiffoni (Lega), e' che ''potenze massoniche europee'' ''vogliono eliminarci'' perche' anti-democratiche. Visto che ordiscono campagne di odio contro di noi, perche', ironizza Francesco Giro, non ci tagliano ''anche la testa?''. Cosa vorrebbero infine, domanda Stiffoni, ''una classe politica di straccioni?''.