Intercettazioni, dal bavaglio al filtro. Ecco cosa cambia

Pubblicato il 21 Luglio 2010 - 12:46 OLTRE 6 MESI FA

Giulia Bongiorno

Il disegno di legge sulle intercettazioni perde, alla fine, il tanto contestato bavaglio. Ma il cambiamento è il frutto di un iter durato due anni e di continue limature. Perchè i contorni del ddl sono cambiati eccome da quel 13 giugno 2008, quando, appena insediato al governo, Silvio Berlusconi decise di fare della difesa della privacy dei cittadini una bandiera della legislatura in corso.

Allora il ddl Alfano “prima versione” prevedeva che diventassero impubblicabili non solo le intercettazioni (e il loro riassunto) ma anche tutti gli atti delle indagini, fino alla chiusura delle stesse. Black out totale sulle vicende giudiziarie di chicchessia, personaggio pubblico o meno, per mesi se non anni, quindi. Non solo: le intercettazioni sarebbero state autorizzate solo per i reati gravi (mafia e terrorismo).

Nei due anni successivi cadono diversi paletti, sotto la pressione dell’opposizione, dei finiani, dell’opinione pubblica e del presidente della Repubblica. Il testo, così com’era, non avrebbe passato l’esame del Colle per tutti quei limiti al diritto (costituzionale) di cronaca. E così, nel tempo, cade il divieto di intercettare per quei reati giudicati non gravi. Cade il divieto di pubblicazione degli atti di un’indagine e il diritto di cronaca piano piano riaffiora, sotto la dicitura “per riassunto”. L’atto o l’intercettazione in sè, no. Il riassunto in breve del fatto contestato, sì. Il tutto grazie alla laboriosa mediazione del presidente della Commissione Giustizia alla Camera, la finiana Giulia Bongiorno, che ha anche il merito dell’ultima, decisiva modifica.

L’ultimo emendamento presentato toglie definitiavemtne il cosiddetto bavaglio. Le intercettazioni rimarranno segrete, e quindi impubblicabili, finchè l’indagato non ne venga informato, così come previsto finora dall’attuale legge in materia. Dopo di che, quando le intercettazioni non saranno più segrete, ci dovrà essere un’udienza “filtro”, nella quale il giudice e gli avvocati delle parti stabiliranno quali intercettazioni sono rilevanti ai fini del processo e quali no. Saranno inserite nel fascicolo processuale (quindi saranno pubblicabili) solo le rilevanti: protetta quindi la privacy, perchè in questo modo non potranno finire sui giornali fatti privati o riguardanti terze persone non coinvolte nell’indagine.

Non potrà più succedere, ad esempio, quello accaduto a Stefano Ricucci e Anna Falchi anni fa: lui indagato dalla procura e intercettato per la vicenda “furbetti del quartierino”. Sui giornali finirono le intercettazioni non più coperte da segreto e tra queste anche quelle riguardanti conversazioni private, e irrilevanti per le indagini, con la moglie, Anna Falchi.

Col nuovo emendamento cadono anche altri divieti: cancellata la responsabilità giuridica degli editori, potranno essere intercettati anche ignoti e le intercettazioni potranno essere autorizzate per tutti i reati, a discrezione del giudice, e non più solo per i fatti più gavi.

Anche i tempi degli “ascolti” si liberano: per i delitti non gravi, oltre i 75 giorni, si potrà intercettare con richieste successive di 15 in 15.