Legge Bavaglio Due, la vendetta. Intercettazioni, torna il decreto

Pubblicato il 18 Febbraio 2011 - 17:32 OLTRE 6 MESI FA

Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi

“Legge Bavaglio Due, la vendetta”: è questo il film che il produttore Silvio Berlusconi ha commissionato alla sua troupe di governo. Inserito nel disegno di legge sulla riforma costituzionale della Giustizia, presentato dal Guardasigilli Angelino Alfano al Consiglio dei Ministri, ritorna il giro di vite sulle intercettazioni. E nella sua forma più punitiva, cioè quel testo che giace alla Camera privo degli emendamenti apportati da Giulia Bongiorno. Il testo che piace a Berlusconi, perché quell’altro gli sembrava inutile, svuotato dai mille compromesse imposti da Gianfranco Fini, dai magistrati, dal Quirinale.

Cosa prevedeva quel testo? In primo luogo, le intercettazioni possono essere autorizzate solo in presenza di “manifesti indizi di colpevolezza”. Quindi basta con quei magistrati “spioni” che la prova la cercano nelle conversazioni telefoniche. E pazienza se tutta una letteratura giudiziaria, per non parlare di quel che si vede al cinema o nelle fiction, ci ha mostrato solerti funzionari di polizia impegnati per mesi ad ascoltare pazientemente i discorsi di un boss della mafia o di un trafficante di droga in attesa del passo falso, dell’indirizzo giusto, dell’appuntamento fatale.

Un’altra limitazione all’uso delle intercettazioni riguarda l’ingiunzione a piazzare microfoni spia, cimici o inedite diavolerie tecnologiche, solo nel luogo dove si compie il reato. Si comprende la rabbia degli inquirenti: per beccare un rapinatore lo dovrebbe registrare mentre svaligia la banca, proprio lì, sul suo posto di lavoro.

Le conversazioni telefoniche intercettate valgono solo fino al sessantesimo giorno. Se il presunto criminale si tradisce al sessantunesimo la fa franca.

Infine c’è tutto il capitolo della copertura mediatica delle intercettazioni. La serie di restrizioni che venne definita appunto il “bavaglio” e contro il quale fu stata allestita una grande campagna di mobilitazione dell’opinione pubblica. La pubblicazione delle intercettazioni sulla stampa può avvenire solo al termine delle indagini preliminari. E’ un punto controverso, perché in linea di principio non sarebbe sbagliato, ma si scontra con i tempi biblici della giustizia italiana. In più se ne può scrivere per sommi capi, con brevi riassunti: aggiungere particolari non autorizzati può costare al giornalista una multa da centinaia di migliaia di euro.