Intercettazioni: Berlusconi “blinda” il testo, Napolitano segue ma non si esprime

Pubblicato il 8 Giugno 2010 - 21:49 OLTRE 6 MESI FA

L'Aula del Senato

Il relatore Roberto Centaro presenta al disegno di legge sulle intercettazioni 13 nuovi emendamenti e l’esame del testo torna un’altra volta in commissione Giustizia del Senato. L’Assemblea di Palazzo Madama si riconvoca per domani pomeriggio e per allora è molto probabile che si arrivi al voto di fiducia. Si conclude così una giornata sul fronte del ddl Intercettazioni molto complessa. Terminata con un testo “blindato” che torna in commissione e con un Capo dello Stato che sta a guardare, attendendo il testo finale, senza esprimere alcun giudizio di merito.

La giornata inizia presto. Alle 9 della mattina si riunisce l’Ufficio di presidenza del Pdl a Palazzo Grazioli. Si approva “all’unanimità” la relazione del Guardasigilli Angelino Alfano e vengono presentate le proposte di modifica che di lì a poco Centaro depositerà con la sua firma nell’Aula del Senato. Berlusconi dice ai suoi che, una volta ottenuto il via libera politico dal partito, il testo dovrà considerarsi “blindato”. Alla Camera, insomma, non si tocca più niente. Il premier però non nasconde che lui avrebbe voluto un provvedimento diverso (“mi sono astenuto”) e dà la colpa alle lobby di giudici e stampa se non si è arrivati ad un ddl capace di “tutelare la privacy al 100%”. Il presidente della Camera Gianfranco Fini non gradisce la presa di distanza del Cavaliere, soprattutto quando dice che il ddl non “adempie a tutte le promesse” contenute nel programma elettorale, ma fa capire che non si metterà di traverso alle votazioni finali.

Ma se i ‘finiani’ si placano, si sa che al Colle il ddl continua a non essere troppo gradito. Anche se in serata in una nota del Quirinale si dice che il Capo dello Stato segue attentamente la vicenda, ma senza entrare nel merito. E soprattutto smentendo ogni voce su continui contatti che sarebbero in corso con governo e maggioranza alla ricerca di punti di equilibrio. Il presidente della Repubblica, si sottolinea, si pronuncerà solo dopo il via libera del Parlamento. Quello che si sa però è che Napolitano anche oggi tornerebbe a ribadire quanto detto il 2 giugno e cioé che i problemi del testo sono molto complessi a cominciare dalla garanzia delle libertà di stampa, d’indagine e del rispetto della dignità e della privatezza delle persone.

La maggioranza intanto si prepara al voto di fiducia. Nella norma transitoria, infatti, viene tolta la ‘vacatio legis’ di 30 giorni (prevista nelle bozze degli emendamenti) proprio perché sarebbe difficile giustificare il ricorso alla ‘procedura d’urgenzà se si possono attendere addirittura 30 giorni per l’entrata in vigore della norma. Quindi si sgombra il campo (togliendoli dal testo) da argomenti ‘scomodi’ come le norme sulla pedofilia e quelle sul segreto di Stato che di fatto impedivano di intercettare gli “007” e i terzi che ne parlavano. Tra le novità delle 13 proposte di modifica, cambia il cosiddetto ‘emendamento Ghedini’: dopo i 75 giorni concessi per intercettare, si potranno prorogare gli ascolti di tre giorni in tre giorni (non più di 48 ore in 48 ore). E cambiano le intercettazioni ambientali: non si potranno fare in luoghi privati. E in tutti gli altri si disporranno solo se si pensa emergeranno nuovi elementi per l’indagine e se si potrà impedire la commissione di un nuovo reato. Ma i controlli non potranno durare più di tre giorni. Eventualmente reiterabili.

Per il resto si conferma quanto emerso nell’ultimo vertice al Senato con Alfano: nessun automatismo per la sostituzione del Pm che viola il segreto istruttorio o fa dichiarazioni sul procedimento perché sarà il capo dell’ufficio a decidere di volta in volta. Ad autorizzare le riprese di un procedimento dovrà poi essere il presidente della Corte d’Appello, anche in assenza del consenso delle parti interessate. Il ddl si applicherà ai processi in corso e per quelli per i quali sono già state autorizzate le intercettazioni si faranno ‘salvi’ gli atti, ma, dal momento dell’entrata in vigore della legge, scatterà il limite dei 75 giorni prorogabili di tre in tre. Confermate infine le sanzioni per gli editori: risponderanno anche della pubblicazione delle intercettazioni di cui è stata ordinata la distruzione (oltre che di quelle coperte da segreto perché non ancora concluse le indagini preliminari). E per loro la sanzione massima potrà arrivare ad oltre 450mila euro (dalle 100 alle 300 quote).