Intercettazioni: Pdl cerca compromesso, nuova retromarcia sulla stampa

Pubblicato il 23 Maggio 2010 - 10:51 OLTRE 6 MESI FA

Angelino Alfano

Maggioranza a lavoro per rivedere il testo sulle intercettazioni, per mettere d’accordo le due anime del Pdl e queste con la Lega, per evitare un altro scontro aperto tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini e per non prendere, infine, un’altra bacchettata dal Capo dello Stato. Come scrive Liana Milella sulla Repubblica, senatori e deputati del Pdl si riuniranno a breve per smussare gli angoli del testo ribatezzato “legge bavaglio” e già stanotte il ddl sulle intercettazioni riveduto e corrette dovrebbe essere licenziato dalla commissione Giustizia del Senato.

Due sembrano essere le modifiche certe: una riguarda la multa prevista per gli editori in caso di pubblicazione delle intercettazioni. Si pensa, sempre secondo La Repubblica, a ridurre la multa a circa 25-26mila euro lasciando però invariato il tetto massimo di 465 mila euro in caso di pubblicazione. L’altra modifica dovrebbe essere il ripristino della possibilità per i giornalisti di pubblicare non gli atti delle intercettazioni ma il loro riassunto, conservando così la norma vigente e salvando, di fatto, il diritto di cronaca. Una ipotesi già avanzata dalla finiana Giulio Bongiorno alla Camera e soppressa al Senato dal ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Per evitare laceranti scontri interni tra finiani e berluscones, però, la maggioranza potrebbe reinserire l’emendamento e placare gli animi.

In questo complicato gioco diplomatico l’equilibrio è labile. E anche all’interno della coalizione di governo si alzano le prime voci discordanti. Già ieri Italo Bocchino ha detto che il testo della legge così com’è “non va”, il portavoce dell’Mpa Aurelio Misiti boccia la fiducia (“Se la mettono votiamo no”) e chiede modifiche a un testo che “aprirebbe un varco amplissimo a mafiosi e terrorismo”, Carmelo Briguglio scrive su sul sito Generazione Italia: “Siamo contro l’espatrio delle notizie. Sarebbe un grave errore politico mettere la fiducia”. Bossi dice che “non è stata ventilata, non se n’è parlato in consiglio dei ministri”.

Intanto la polemica monta anche fuori dalle mure del Palazzo. I poliziotti si dissociano. I magistrati promettono battaglia e i giornalisti si organizzano per alzare le barricate. Proprio lunedì prossimo ci sarà un incontro tra i direttori dei giornali italiani per l’iniziativa della Federazione Nazionale della Stampa Italiana contro il ddl intercettazioni. L’incontro si terrà in videoconferenza alle ore 15 tra le sedi della Federazione a Roma, e del Circolo della Stampa a Milano. “Sono stati invitati tutti i direttori – spiega il segretario della Fnsi Franco Siddi – allo scopo di tenere viva la luce, come sta avvenendo in questi giorni da parte di tutte le testate, sull’informazione che rischia di essere negata se passeranno le norme più oscurantiste del Pdl sulle cosiddette intercettazioni, che prevedono il divieto di pubblicabilità persino sugli atti di indagine non più coperti da segreto e il silenzio tombale sulla cronaca giudiziaria”.

E’ prevista la partecipazione, distribuita tra le due sedi della conferenza, tra gli altri, di Mario Calabresi (La Stampa), Ferruccio De Bortoli (Il Corriere della Sera), Ezio Mauro (la Repubblica), Vittorio Feltri (Il Giornale), Gianni Riotta (Il Sole 24 ore), Bianca Berlinguer (Tg3), Luigi Contu (Ansa), Roberto Napoletano (Il Messaggero), Emilio Carelli (Sky Tg24), Stefano Del Re (La Nuova Sardegna), Corradino Mineo (Rainews24), Antonio Padellaro (Il Fatto Quotidiano), Carlo Bollino (Gazzetta del Mezzogiorno), Mario Sechi (Il Tempo), Maurizio Belpietro (Libero), Marco Tarquinio (Avvenire), Concita De Gregorio (L’Unità).

“Le adesioni – aggiunge Siddi – sono ancora in corso e si prevede una partecipazione molto ampia. Il giornalismo italiano é chiamato ad un impegno professionale rigoroso per fermare le norme che impediscono la corretta informazione dei cittadini e riaffermare tutti i significati dell’informazione come bene pubblico intangibile. Questa è l’ora di un appello decisivo al Senato perché, anche alla luce della chiara evidenza resa in questi giorni da tutte le testate sui rischi di mutilazione del diritto dei cittadini ad essere informati, sia fermato il procedimento in corso e si apra una seria e puntuale riflessione sulla reale posta in gioco e sul bilanciamento dei diritti che devono essere primariamente assicurati ai cittadini. Ma le notizie non possono essere mai considerate un nemico della vita comunitaria e civile e l’informazione libera e plurale è l’essenza stessa della convivenza democratica”.

“Le notizie – conclude – non possono essere considerate un reato. Le notizie di reato invece sono altra cosa e di queste l’informazione deve poterne dare conto con correttezza e rigore”.