Intercettazioni, il sì del Senato al ddl. Pd fuori dall’aula durante il voto

Pubblicato il 10 Giugno 2010 - 13:55 OLTRE 6 MESI FA

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Il Senato ha approvato la fiducia sul disegno di legge delle intercettazioni. Su 189 presenti, ci sono stati 164 voti favorevoli e 25 contrar: il provvedimento tornerà ora alla Camera. Ma il voto è stato segnato da una giornata di scontro nell’Aula di Palazzo Madama: i senatori del Pd si sono rifiutati di votare, mentre quelli dell’Idv sono stati prima “cacciati” e poi “reintegrati” da Schifani.

I senatori del Pd non hanno partecipato al voto per protesta. La decisione è stata resa nota durante la dichiarazione di voto dal capogruppo Anna Finocchiaro. L’unico democratico rimasto in aula è stato Pietro Ichino. I senatori dell’Idv, che erano stati espulsi dal presidente Schifani, sono stati riammessi prima del voto. I dipietristi erano stati allontanati dall’Aula perché avevano occupato i banchi del governo e si erano rifiutati di “sloggiare”.

Anche i sette senatori a vita (Levi Montalcini, Pininfarina, Scalfaro, Andreotti, Ciampi, Colombo, Cossiga) non hanno partecipato al voto.

La Finocchiaro ha attaccato direttamente i “colleghi” della maggioranza: “Con questa legge voi volete nascondere i vostri affari, l’uso privato delle risorse pubbliche e tutelare la vostra privacy perché volete il popolo cieco bue”. La Finocchiaro ha spiegato il motivo della scelta: “Da qui comincia il massacro della libertà e noi vogliamo che risulti evidente”.

La decisione del Pd ha scatenato l’ira del capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri: “Non siete democratici”. Gasparri ha poi lanciato una provocazione: “Alla Camera, col voto segreto avremo più voti della maggioranza. Molti di voi si vergognano di votare contro questa legge, perciò uscite dall’aula”.

Ironico il commento del capogruppo dell’Idv Luigi Li Gotti: “Oggi i malfattori staranno canticchiando ‘Meno male che Silvio c’é'”. Dopo aver smantellato il provvedimento punto per punto, il parlamentare dipietrista ha rivolto ai colleghi della maggioranza alcune domande provocatorie : “Perché questo governo odia la libera stampa?”.

Udc, Movimento per le Autonomie e Radicali hanno partecipato alla votazione per esprimere il loro “no” al testo.