Intercettazioni, Pdl propone: togliere i processi ai pm chiacchieroni, anche quelli in corso

Pubblicato il 28 Maggio 2010 - 21:43| Aggiornato il 8 Giugno 2010 OLTRE 6 MESI FA

Angelino Alfano

I divieti contenuti nel ddl Intercettazioni, come l’obbligo di astensione per il Pm che ha rilasciato dichiarazioni sul procedimento che gli è stato affidato, saranno estesi anche ai processi in corso alla data di entrata in vigore della legge. E’ questa una delle principali novità contenuta negli 11 emendamenti firmati dai vertici dei gruppi di Pdl e Lega al Senato, Maurizio Gasparri e Federico Bricolo, dal presidente della commissione Giustizia di Palazzo Madama Filippo Berselli e dal relatore Roberto Centaro.

Le altre proposte di modifica, condivise anche dai finiani, come assicura il deputato Italo Bocchino, prevedono la riduzione per le sanzioni degli editori: si va da un minimo di 100 ad un massimo di 200 quote (nel testo licenziato dalla Camera si prevedeva una forchetta di 250-300 quote) per una pena massima di circa 309 mila euro (e non più 465 mila); la possibilità di pubblicare gli atti di indagine “per riassunto”; più tempo per i ‘controlli’ se si ricerca un latitante; una sorta di ‘stralcio’ per le norme che disciplinano le riprese visive. La maggioranza, infatti, decide di sopprimere il comma 10 del testo nel quale si faceva la distinzione tra quelle ‘captative’ e quelle ‘non captative’ prevedendo una serie di limiti e procedure. Nel ddl si lascia solo il riferimento alle ‘intercettazioni di immagini mediante riprese visive’.

“La disciplina sul tema – avverte Centaro – verrà affrontata in una norma ‘ad hoc'”. In più si introduce una modifica che c’entra poco con le intercettazioni: l’esclusione dall’obbligo dell’ arresto in flagranza per i reati di pedofilia “nei casi di minore gravita”.

Questioni ‘delicate’ come quella delle intercettazioni ambientali invece non vengono toccate. Nonostante le assicurazioni date in commissione dal centrodestra. “Lasciando il testo così com’é – avverte il responsabile Giustizia dell’ Idv Luigi Li Gotti – sarà letteralmente impossibile farle. Nessuno ad esempio potrà sognarsi di mettere più una cimice nella cella di Anemone perché il ddl prevede l’obbligo che per chiedere di installare delle microspie si debba avere la certezza che nel luogo che si intende controllare si stia svolgendo un’attività criminosa”.

L’opposizione presenta in tutto circa 280 emendamenti (160 del Pd; 110 dell’Idv; 10 dell’Api) e annuncia battaglia. Il leader dell’Idv Antonio Di Pietro torna a minacciare il referendum, mentre l’europarlamentare Luigi De Magistris deposita un’interrogazione in Europa. Ed è da oltre confine che arriva un’altra stroncatura al ddl intercettazioni: l’Istituto Stampa Internazionale lancia un appello al Parlamento italiano affinché non approvi una legge che è “uno schiaffo sfrontato al giornalismo libero”.

Ma la maggioranza, almeno ufficialmente, fa quadrato. Bricolo, ad esempio, sottolinea di condividere ogni emendamento a prima firma Gasparri. Anche se la proposta di modifica che estende la norma transitoria ai processi in corso in realtà non portava la firma di nessun esponente del Carroccio. E’ vero che alcune parti sono state “ammorbidite” si sostiene nel Pd, a cominciare dalla possibilità di pubblicare atti di indagine almeno per riassunto (il cosiddetto ‘Lodo Bongiorno’ dal nome del presidente della commissione Giustizia della Camera Giulia Bongiorno che volle inserire questa norma), ma “é proprio l’impianto della legge che è sbagliato”.

Così la protesta continua. Il popolo Viola per domani organizza presidi e iniziative. Mentre la Fnsi resta sul piede di guerra. Di fiducia al momento non se ne parla, assicura Gasparri, a meno che l’opposizione “non faccia ostruzionismo”. “Io sono tranquillo – afferma il ministro dell’Interno Roberto Maroni – perché in questo ddl non c’é nulla che possa intralciare le indagini di mafia”.