Intercettazioni, è scontro di cifre tra Berlusconi e i magistrati sugli italiani “ascoltati”

Pubblicato il 16 Giugno 2010 - 19:14 OLTRE 6 MESI FA

Silvio Berlusconi

Sulle intercettazioni si consuma un nuovo scontro tra il presidente del Consiglio e i magistrati. Stavolta è una guerra di cifre su quanti sono gli italiani sottoposti ad ascolti. E i numeri dati dalle due parti sono in aperto contrasto.

Se Berlusconi quantifica in sette milioni e mezzo i cittadini coinvolti, l’Associazione nazionale magistrati corregge più che al ribasso la cifra: nemmeno 40mila, cioè lo 0,07 per cento della popolazione.

Il ministro della Giustizia Angelino Alfano, da New York, ribadisce che il numero delle intercettazioni “è elevatissimo perché per ciascun telefono intercettato si intercetta anche chiunque parla con quello”.

E’ dal palco dell’assemblea di Confcommercio che il premier lancia il suo affondo: in Italia “siamo tutti spiati, ci sono 150mila telefoni sotto controllo” e questo è “intollerabile”, scandisce Berlusconi.

E visto che “ciascuno di noi parla nel tempo con 50-100 persone”, basta “moltiplicare 150 per 50 persone”, per arrivare al dato “che ci sono 7 milioni e mezzo di persone che possono essere ascoltate”.

“Soltanto io – si lamenta il premier – sono stato ascoltato da una piccola pretura come quella di Trani 18 volte e puntualmente sono finito sui giornali. Ci rendiamo conto che così non siamo in un Paese civile, non è una vera democrazia. Non viene tutelata la libertà di parola. Non possiamo tollerarlo più”.

La replica del sindacato delle toghe arriva a stretto giro di posta. Nel corso di una conferenza stampa convocata per illustrare le iniziative di protesta del mondo giudiziario contro la manovra economica del governo, il presidente dell’Anm Luca Palamara diffonde una tabella con dati che hanno come fonte il ministero della Giustizia per dire: “I numeri sulle intercettazioni smentiscono le affermazioni del presidente del Consiglio”, è una “vulgata” l’idea che “tutti i cittadini siano intercettati”.

Poi il presidente dell’Anm legge le cifre più significative: nel 2009 sono state 119.553 le utenze telefoniche intercettate, 11.119 gli ambienti sottoposti ad ascolti, per un totale di “bersagli” pari a 132.384. Tenuto conto che in media ogni soggetto intercettato utilizza tre o più utenze (che possono arrivare sino a 10 quando le indagini riguardano spacciatori o esponenti della criminalità organizzata), questo significa – spiegano all’Anm- che sono state intercettate in un anno 39.667 persone (l’equivalente di 119.000 diviso per tre). E visto che in Italia ci sono oltre 58 milioni di abitanti, gli intercettati rappresentano lo 0,07 per cento della popolazione.

E’ un ragionamento che non convince Daniele Capezzone, portavoce del Pdl, che parla di un “autogol” dell’Anm: “proprio le cifre diffuse dal dottor Palamara mostrano che Silvio Berlusconi aveva ed ha ragione”.

Attacca invece il premier l’opposizione. Il leader del Pd Pierluigi Bersani accusa Berlusconi di aver “contabilizzato in modo strano il numero di intercettazioni dando un’idea da Stato di polizia o peggio da Grande fratello” e parla di “terrorismo ad personam”. Mentre per Luigi Li Gotti (Idv), “Berlusconi continua a dare i numeri” e a comportarsi come “il classico venditore di tappeti”.