Pro memoria per interrogatorio a Berlusconi: “Minetti incensurata, Barbara poliziotta…Perché signor Presidente?”

di Riccardo Galli
Pubblicato il 7 Marzo 2011 - 15:13 OLTRE 6 MESI FA

Ruby

ROMA – “Signor Presidente, perché ritenne opportuno che fosse una persona incensurata ad essere incaricata di recarsi presso la Questura di Milano per, come afferma nelle sua dichiarazioni, un’operazione di Stato volta a tutelare rapporti internazionali? La circostanza risulta agli atti della deposizione di Nicole Minetti, era la Minetti la persona che lei riteneva adatta perché incensurata”.

Se sarà interrogatorio, se Berlusconi accetterà interrogatorio, potrebbe essere più o meno così. Non è dato sapere quale sarà l’atteggiamento processuale che Silvio Berlusconi adotterà di fronte ai giudici milanesi, presumibile che renda delle dichiarazioni spontanee e improbabile che si lasci interrogare dai magistrati, è al contrario facile immaginare qualcuna delle domande cui sarebbe chiamato a rispondere. Le questioni sono note e non interessano solo i giudici ed il Tribunale, anche molti cittadini sarebbero interessati a conoscere le risposte. La prima domanda, semplice ed ovvia, potrebbe chiedere conto al Cavaliere del perché ritenne opportuno che una persona “incensurata”, appunto la Minetti, si recasse a prendere in consegna la nipote di Mubarak, Ruby come tale era stata presentata, presso la Questura. Se il problema era quello dei rapporti internazionali del nostro paese a che serve un incensurato, perché un incensurato è preferibile e adatto per la missione? Per essere affidabile presso i funzionari della Questura? Non c’è in questa condizione da “esibire” l’implicita consapevolezza e confessione che la missione non era limpida? Perchè non un uomo o una donna dei servizi segreti che si occupano di simili “situazioni”, e se non i servizi, comunque non serve una persona “incensurata”, casomai una persona che abbia titolo per muoversi a nome dello Stato o del Governo.

Proviamo ad immaginare quali altre domande potrebbero essere fatte al nostro Presidente del Consiglio. “Signor Presidente, perché fu una brasiliana ad attivarsi per salvaguardare l’Italia e scongiurare il rischio di un possibile incidente diplomatico che sarebbe potuto seguire all’arresto o al fermo della nipote dell’egiziano Mubarak?” Già perché fu una brasiliana? Berlusconi non fu avvertito che la nipote del presidente egiziano era finita in Questura dalla polizia e tantomeno dai servizi, e neanche da un qualche suo collaboratore o consigliere e nemmeno da qualche giornalista ben informato. Berlusconi seppe del fermo di Ruby grazie a Michelle Conceicao de Oliveira, una prostituta brasiliana, che lo chiamò al cellulare mentre era a Parigi. Circostanza singolare che di certo meriterebbe qualche spiegazione.

“E perché, signor Presidente, quando la notizia del suo intervento a favore del rilascio della minorenne marocchina da lei conosciuta come nipote del presidente egiziano Mubarak uscì sugli organi di stampa e d’informazione lei, nelle sue prime dichiarazioni, affermò di essere intervenuto come dagli atti “Perché sono una persona di cuore e mi muovo sempre per aiutare chi ha bisogno”? Perchè non menzionò affatto il problema di Stato?” I maliziosi e le toghe rosse di certo potrebbero sospettare che la “questione di Stato” sia una balla inventata a posteriori dal duo Berlusconi – Ghedini per, come si dice a Roma, mettere una pezza su una storia difficile da recuperare. Da qui la domanda sul perché la questione delle relazioni internazionali venne fuori solo in un secondo momento. Ma anche per chi crede che il Cavaliere sia in buona fede rimane difficilmente comprensibile il perché Berlusconi non chiarì subito e con forza che era intervenuto per il bene dell’Italia in modo da zittire sul nascere qualsiasi polemica ed evitare le successive illazioni. E, soprattutto, perché dire che aveva agito da persona di “buon cuore”, una motivazione un po’ esile e poco verosimile per spiegare le ragioni che portano un Primo Ministro a telefonare ad una Questura per chiedere il rilascio di una persona fermata per reati comuni.