“Io vi salverò”. Il provvidenziale Monti fa infuriare Bersani: “E gli esodati?”

Pubblicato il 24 Gennaio 2013 - 13:19| Aggiornato il 6 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Mario Monti a Davos per il World Economic Forum, accanto a capi di stato e banchieri, rispolvera il vestito delle grandi occasioni, quello del “salvatore della Patria”, apparso un po’ liso, un po’ consunto dopo il lavoraccio della campagna elettorale: sente, il Professore, “la responsabilità sociale di salvare gli italiani vittime di politici che si sono impegnati in promesse elettorali senza considerare se fossero realizzabili o meno”. Il Manifesto del 24 gennaio gli dedica un efficace titolo d’apertura, come è nel suo stile: “Io vi salverò”, che riecheggia un famoso film di Hitchcock. Come a dire, dopo Berlusconi, ecco un altro autonominatosi “uomo della Provvidenza”.

Considerazione che deve aver fatto anche il suo competitor ufficiale e potenziale alleato ufficioso, Pierluigi Bersani. Il quale, ha vissuto come un’onta, come uno sgarbo intollerabile, l’essere accomunato a una classe dirigente disastrosa, che quando andava bene era inetta, quando male corrotta. “Non accetto lezioni da chi ha provocato il problema degli esodati e poi fa finta di niente”, la risposta velenosa, segno anche di una certa insofferenza verso la piega che ha preso questa campagna (che ad ogni tornata elettorale diventa obbligatoriamente la madre di tutte le campagne).

L’effetto Berlusconi, unito al fattore Monti, rischia di rovinare i sogni di vittoria coltivati dal Pd. Il segretario, che ha il difetto (ma lo è?) di non bucare il video, intende inchiodarli alle istanze del popolo che rappresenta, il tempo del galateo istituzionale è finito da un pezzo: “Né il miliardario, né il tecnico hanno attenzione per la questione sociale, il paese deve essere guardato con gli occhi dei più deboli, solo un partito popolare può conoscere la vita reale dei cittadini”. Il messaggio era quello giusto, specie considerando che è stato inviato da Albano Laziale, a misurare la distanza da quella Davos dove i potenti della terra si ritrovano una volta l’anno. Peccato che il grande partito popolare, e il suo segretario, nello stesso giorno, debbano spiegare le incredibili acrobazie finanziarie sui derivati del Monte dei Paschi di Siena, di cui tutti sanno, anche i sassi, che il Pd (tramite le nomine nella Fondazione) è il braccio politico.