Irpef, M5s su Renzi: “Non gli hanno tolto il vino”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 18 Aprile 2014 - 20:40 OLTRE 6 MESI FA
Irpef, M5s su Renzi: "Non gli hanno tolto il vino"

Irpef, M5s su Renzi: “Non gli hanno tolto il vino”

ROMA  – Sobrietà. La parola la usa Matteo Renzi a proposito del decreto sull’Irpef e fa arrabbiare il Movimento 5 Stelle che commenta: “Non gli hanno tolto il vino”.

Così i deputati M5s commentano i primi dettagli del decreto:

“Dando i numeri per le coperture del decreto Irpef il premier parla di sobrietà. Eppure sembra che sia lui a non essere sobrio: forse non gli hanno tolto in tempo il vino o ha scambiato Palazzo Chigi per il Vinitaly“.

 “Il premier parla di tagli strutturali, ma intanto ci sono circa 2,5 miliardi di misure una tantum che peraltro – aggiungono – appaiono abbastanza campate in aria. La maggiore tassazione sulla rivalutazione delle quote di Bankitalia resta sotto la spada di Damocle del giudizio Ue su un’operazione, il regalo alle banche, che il M5S ha fortemente avversato e che Bruxelles si prepara probabilmente a bocciare. Inoltre, 600 milioni di extragettito Iva andrebbero contabilizzati a fine anno e non ‘ex ante’ con tutta questa nonchalance”.

“E che dire degli incapienti che già pregustavano un beneficio e che invece dovranno aspettare chissà quanto? Si tratta di 4milioni di persone che restano fuori dalla giostra delle mancette proprio come gli autonomi, le partite Iva o i pensionati, che vedono salire tasse e tariffe locali, a partire dalla stangata della Tasi, senza ottenere in cambio nessun beneficio concreto”

Quindi l’affondo anche sul taglio degli F35 giudicato troppo modesto:

 “D’altronde come si può pensare che questo governo sia in grado di fare i veri tagli se annuncia trionfalmente di aver preso 150 milioni dalla spesa per gli F35, in pratica poco più del costo di un singolo velivolo? E poi, occhio all’ennesima truffa semantica: non si parla di ‘taglio’ al programma militare, ma di ‘spostamento’. Senza dimenticare che Renzi cifra in 100milioni il gettito dalla riorganizzazione delle municipalizzate, quando sappiamo che già solo i Cda delle quasi 8mila partecipate italiane, imbottiti di politici trombati e amici degli amici a caccia di poltrone, ci costano la cifra monstre di 15 miliardi”.