Ius Soli, Conte: “Non è nel contratto, ma sì a riflessione”. Di Maio frena: “E’ una sua sensibilità”

di Daniela Lauria
Pubblicato il 29 Marzo 2019 - 19:12 OLTRE 6 MESI FA
Ius Soli, Conte: "Non è nel contratto, ma sì a riflessione". Di Maio frena: "E' una sua sensibilità"

Ius Soli, Conte: “Non è nel contratto, ma sì a riflessione”. Di Maio frena: “E’ una sua sensibilità”

ASSISI – Lo ius soli, il diritto alla cittadinanza per nascita sul territorio italiano, non è nel contratto di Governo. Ma il premier Giuseppe Conte, auspica “una riflessione seria in Parlamento”. Lo ha detto incontrando i giovani ad Assisi. Ma a frenare gli entusiasmi è subito intervenuto il suo vice Luigi Di Maio: “La riflessione auspicata dal premier riguarda una sua sensibilità. Legittima, per carità, ma personale”, ha detto. 

Nelle intenzioni del presidente del Consiglio, la riflessione dovrebbe accompagnarsi alla necessità di collegare questa eventuale nuova prospettiva ad un “percorso di integrazione serio”. Lo ius soli “apre una prospettiva diversa”, rispetto allo Ius sanguinis, che in Italia prevale. La nascita in un determinato luogo “è un criterio che di per sé non vale molto. Può essere anche solo una una mera occasione geografica”, ha detto Conte che oggi ha partecipato alla consegna della lampada della pace, nel sacro convento di San Francesco.

“Quello che è mancato in Italia con la politica degli anni scorsi e gli sbarchi incontrollati” è una politica dell’integrazione, ha, quindi, spiegato. “L’accoglienza indiscriminata è uguale alla non accoglienza e alla mancata integrazione che crea paura e diffidenza verso l’altro”. Oggi bisogna “lavorare sull’integrazione più che in passato”. Come governo, ha ricordato “lo sapete, siamo nati con un contratto” che non prevede come materia anche lo ius soli.

“Io auspico che si avvii una riflessione serena, dove non ci siano reazioni emotive”, si può anche valutare la prospettiva di una nascita sul territorio italiano ma deve essere” collegata ad un percorso di integrazione serio”, ha poi aggiunto. 

Il premier è tornato nel suo intervento a parlare di migranti anche per sottolineare che la politica del Governo “viene spesso fraintesa, riduttivamente veicolata, affidata ad un messaggio talmente semplificato da risultare fuorviante”. “In realtà la nostra politica è molto articolata e complessa: lavoriamo intensamente sulle cause originarie, per assistere i Paesi di origine e di transito, per investire nel capitale umano in modo da creare le premesse per una risposta efficace alla sfida globale – e non solo regionale – posta da tale fenomeno”, ha precisato. E ha anche detto: “Stiamo lavorando molto con i paesi di origine e di transito. La politica sull’immigrazione non può ridursi allo sbarco. Quando ci sono gli sbarchi è già una sconfitta perché vuol dire che ci sono persone disperate che mettono a rischio la propria vita. Molti han trovato la morte. In passato l’Italia e l’Europa non hanno brillato per efficacia delle risposte. E’ un fatto che l’Italia, inserita in un organismo sovranazionale, è stata lasciata sola e anche Junker ha riconosciuto che l’Italia ha salvato l’onore dell’Europa. Stiamo lavorando perché uno sbarco in Grecia, a Malta o Spagna sia considerato uno sbarco in Europa”.

Aiutare le persone a casa loro “non significa rimanere indifferenti – ha proseguito Conte – Occorre affermare un nuovo modello di cooperazione con i paesi africani, un partenariato fra pari che offra a tutti pari opportunità economiche e sociali. L’Europa deve investire maggiori risorse ma deve saperle investire”

Con Conte, oggi ad Assisi, anche la cancelliera tedesca, Angela Merkel, e il re di Giordania Abdallah II: “L’Italia considera la Giordania un Paese strategico nella regione, un partner per la pace ed un alleato contro l’intolleranza e l’estremismo che stanno minando alle fondamenta la plurisecolare convivenza tra le nostre società nel bacino mediterraneo e mediorientale. La visione e la lungimiranza che caratterizzano l’azione della monarchia hashemita sono un esempio per tutti noi che ci battiamo per un futuro di prosperità e pace in Medio Oriente”, ha osservato il premier che ha poi ha avuto anche un incontro bilaterale con Abdallah II.

La Giordania, che ha una popolazione di circa 10 milioni, ha accolto “più di 770mila profughi dalla Siria oltre ai palestinesi che già ci sono”, ha sottolineato la Merkel. Se questo rapporto fra popolazione e profughi lo trasferissimo alla Germania “significherebbe l’accoglienza di circa 5,7 milioni di persone e per l’Italia più di 4 milioni” , ha aggiunto. “Dobbiamo in futuro essere pronti a dare una mano alla Giordania e stare al suo fianco”, ha osservato, e adoperarci “per un processo” che possa “portare la pace a questo paese che ha sofferto”. La pace “non cresce da sola e non è un dato acquisito una volta raggiunta”, ha precisato. (Fonte: Agi e Ansa)