Kyenge, Calderoli si scusa in Senato “ma non mi dimetto”. Letta: “Maroni correo”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 16 Luglio 2013 - 13:24 OLTRE 6 MESI FA
Kyenge, Calderoli si scusa in Senato "ma non mi dimetto". Letta: "Maroni correo"

Kyenge, Calderoli si scusa in Senato “ma non mi dimetto”. Letta: “Maroni correo”

ROMA – “Dopo le scuse al ministro Kyenge, chiedo scusa anche al Senato“, così il vicepresidente di Palazzo Madama, Roberto Calderoli, si è difeso in Aula pur restando fermo al suo posto: “Non mi dimetto”. Dopo aver insultato la ministra dell’Integrazione Cècile Kyenge, dandole dell’orango, e dopo una polemica senza fine che ha scatenato le ire del Capo dello Stato, Calderoli ha ammesso: “Le mie sono state dichiarazioni che non ho difficoltà a definire sbagliate e offensive e che per le quali il presidente Napolitano si è indignato. E anche con lui mi scuso“. Ma mentre il leader della Lega Nord, Roberto Maroni, tenta di smorzare i toni: “Bastano le scuse”. Dal premier Enrico Letta continua a filtrare irritazione, tanto da arrivare a dire: “Maroni è correo“.

Il braccio di ferro si fa sempre più duro. Da un lato Maroni che rassicura: “Ho parlato con Letta, è tutto chiarito. Non ci sarà nessuna conseguenza sull’Expo mi sembra tutto rientrato da parte sua, è stata una scivolata”.

Dall’altro Palazzo Chigi che tuona: “Altro che tutto rientrato! La scivolata è solo quella di un leader che non riesce a far dimettere Calderoli da vicepresidente del Senato. Purtroppo è una carica che non è oggetto di voce di sfiducia, ma così facendo Maroni è correo dell’insulto al ministro Kyenge”,concludono.

Intanto Calderoli si scusa e si risiede sul suo scranno: “Ho sbagliato, ma non sono razzista“, ha detto. “Preso dalla foga in un comizio ho commesso un errore grave, gravissimo perché ho spostato l’attenzione dal piano politico a quello personale. Ho fatto una sciocchezza, lo riconosco, ma chiedo che il giudizio su di me come vicepresidente del Senato venga dato sul mio comportamento in quest’aula. Il giudizio su di me come politico, lo daranno invece gli elettori. Il ministro ha accettato le mie scuse, le manderò un mazzo di rose. Sul mio onore garantisco che non attaccherò mai più un avversario politico con gli insulti. Ma non farò mai sconti ad un governo che quasi incoraggia l’arrivo dei clandestini e che consegna nelle mani del suo persecutore una donna con sua figlia”.

E conclude: “Non ho paura delle dimissioni e l’avrei fatto se me l’avesse chiesto un’amplissima maggioranza delle forze politiche, e così non è stato”.