La carica di Berlusconi nel “paese dei due golpe”, a cavallo della grande bugia

di Mino Fuccillo
Pubblicato il 10 Marzo 2010 - 15:25| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA

Berlusconi con la Polverini in conferenza stampa

Si può, per una volta, raccontare una bugia e ottenere che tutti, proprio tutti ci credano. Si può mentire molte volte confidando che ogni volta molti, ma non tutti, prendano la bugia per verità. Ma non si può mai mentire tutte le volte e tutte le volte portare a casa la fiducia di tutti. È una massima, molto pragmatica e per nulla moralista, della politica americana. Ogni presidente e ogni membro del Congresso rigorosamente ci si attiene: una bugia passa per tutti se sai come e quando dirla, molte bugie ripetute assottigliano la platea di quelli che ci credono, la bugia per sempre mai convincerà tutti e quindi diventa boomerang. Silvio Berlusconi sfida la validità di questa massima, se ancora una volta avrà ragione lui gli americani dovranno rassegnarsi a riscrivere le “tavole” del loro modo di far politica.

Ha solennemente detto Berlusconi: “Nessuna responsabilità dei nostri funzionari che presentavano le liste”. Ad alta e indignata voce Berlusconi ha detto: “Ci è stato impedito di presentare le liste”. Sono due bugie clamorose, enormi, smentite anche da una pioggia di dichiarazioni ed ammissioni di decine di politici dello schieramento di centro destra nei giorni che hanno accompagnato la nascita e lo sviluppo del “pasticcio delle liste”.

Leghisti grandi e piccoli, da Bossi a Salvini, hanno detto di “dilettanti allo sbaraglio”. Democristiani del Pdl come Rotondi hanno detto di “errori e incapacità”. E ministri di An e Forza Italia, da La Russa alla Prestigiacomo passando praticamente per tutto il governo, e candidati direttamente interessati come Formigoni e la Polverini, tutti hanno finora detto di “errori formali” che dovevano essere perdonati in nome della “sostanza”. Perfino il presidente del Senato Schifani aveva riconosciuto l’errore, anche se solo nella “forma”. Con poche parole Berlusconi cancella tutto l’accaduto, azzera i fatti, racconta: “Nessuna responsabilità”.

Poi denuncia: “Ci hanno impedito”. Chi? Il capo dello Stato che pure un decreto del governo ha firmato? I Tar improvvisamente arruolati in blocco nelle file delle “toghe rosse”? “Ci hanno impedito di presentare le liste…”. Quali liste? Quella di Formigoni è stata presentata, esclusa e poi riammessa dalla magistratura. L’unica, la sola lista non presentata è quella del Pdl a Roma e Provincia. Non ci sono nella realtà “le liste” al plurale cui sarebbe stato impedito di partecipare. Lo sanno tutti, lo sa perfino la gente di centro destra che sui suoi giornali ha letto che “gli errori andavano sanati in nome della democrazia” (Feltri e Belpietro).

La gente di centro destra che si è pronunciata contro la “burocrazia” ottusa ma non ha mai detto e pensato che era un complotto. La gente di centro destra che nelle telefonate alle radio, sul web, in piazza e nelle conversazioni private rivendicava il diritto a votare le sue liste ma a grande ed ovvia maggioranza ammetteva che il pasticcio era stato confezionato in casa Pdl. Anche tutto questo Berlusconi lo cancella, racconta non di una lista, ma di “liste”. Non di una “burocrazia”, ma di “nemici”.

La bugia è enorme ma soprattutto forse per la prima volta manifesta ed evidente a tutti. Anche ai “suoi”. Come reagirà l’opinione pubblica che ama, confida e vota Berlusconi a questa “novità”? Stavolta non sono gli “altri” a raccontarla diversa da Berlusconi, stavolta anche loro se la sono raccontata “diversa” fino a ieri, diversa da quel che dice il capo. Ammireranno la capacità di “trasformare la realtà”? Riterranno piccola e in fondo utile cosa “inventarsi” di sana pianta una realtà, a “fin di bene”, cioè al fine di vincere le elezioni e rimontare i sondaggi? Resteranno delusi e perplessi ma non tanto delusi e perplessi da riconsiderare la loro scelta di voto? Si convinceranno che la realtà “vera” è quella di Berlusconi?

Negli Usa il “metodo Berlusconi”, adottato e praticato da un politico democratico o conservatore non avrebbe scampo. Negli Usa la sfida palese e frontale alla verità nota costa sempre al politico, qualunque politico una irrimediabile perdita di credibilità. Ma l’Italia è altra cosa. L’Italia è il “Paese dei due golpe”. Ad una settimana di distanza l’una dall’altra in Italia ci sono due manifestazione: l’una contro il “golpe” elettorale del centro destra, contro il “golpe fascista”, l’altra contro il “golpe” elettorale della sinistra che con i suoi complici “impedisce” di presentare e liste, il “golpe comunista”. L’unico paese al mondo e nella storia dai due contemporanei e opposti “golpe”. Sono davvero le “elezioni più pazze del mondo” secondo consolidata definizione da commedia hollywoodiana, ma non c’è niente, proprio niente da ridere.